Sono 9.878 i clandestini di nazionalità tunisina che dal primo gennaio di quest’anno a ieri, 29 settembre, ovvero in appena 9 mesi (per una media di oltre mille al mese), sono sbarcati sulla nostra penisola. Ed essi costituiscono quasi la metà del totale dei migranti pervenuti in questo lasso di tempo, totalità che ammonta a 23.720 individui. Definire “profughi” codesti immigrati che all’arrembaggio piombano in Italia sarebbe oltre che errato persino disonesto, dal momento che in Tunisia non è in atto nessuna guerra. Eppure questa è la narrazione imposta dalla maggioranza che sta al governo e che manda a processo l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini per avere difeso i confini opponendosi alla prassi ormai consuetudinaria che vuole il nostro Paese meta di chiunque (senza diritto alcuno) intenda trasferirsi in Europa in barba ad ogni legge.
Come se non bastasse, il nostro esecutivo si è dimostrato molto generoso nei confronti della Tunisia, a cui ha elargito nel giro di 5 mesi, ossia da marzo ad agosto, la somma di 61 milioni di euro, 11 dei quali con l’espressa finalità, come hanno spiegato i ministri Luigi Di Maio e Luciana Lamorgese in visita a Tunisi lo scorso agosto, di limitare il non più tollerabile esodo in massa dalle coste tunisine in direzione del Bel Paese.
Non soltanto l’obiettivo è miseramente fallito, ma occorre porre in luce un ulteriore aspetto inquietante. Attenzione: fino allo scorso 30 aprile era di cittadinanza tunisina solo il 5% di chi approdava dalle nostre parti, oggi siamo ad oltre il 40%, trend stabile da settimane e settimane. Insomma, i denari regalati a Tunisi hanno prodotto una impennata degli sbarchi, ossia il risultato opposto a quello auspicato. Intendevamo pagare per non ricevere più migranti, invece, a quanto sembra, abbiamo sborsato risorse pubbliche, peraltro in epoca di crisi, per incamerarne sempre di più. Dividendo 61 milioni per 9.824 otteniamo 6.175 euro versati per ciascun tunisino accolto. E magari la Tunisia pretende pure che le siamo grati.
Per di più, i tunisini non rappresentano solamente la metà dei migranti illegali arrivati via mare, ma anche la terza percentuale più elevata tra i detenuti stranieri nelle nostre carceri. Al 31 agosto di quest’anno (ultimo dato disponibile, Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria), sono di nazionalità tunisina 1.775 ristretti (10,1% sul totale dei carcerati non italiani).
Chi si trasferisce in Italia senza disporre di una casa e di un lavoro e non ha diritto di ricevere la protezione umanitaria finisce inevitabilmente con il campare nella clandestinità, vivendo di espedienti e seguendo l’unica strada percorribile, quella del lavoro nero o – peggio – del crimine. Tuttavia, i progressisti si rifiutano categoricamente di ammettere che l’immigrazione illegale sia connessa a problematiche di sicurezza e di ordine pubblico, destinate ad approfondirsi nel medio-lungo periodo. Essi seguitano a raccontare la storiella in base alla quale i migranti sarebbero risorse preziose: ci pagheranno le pensioni, ci consentiranno di non sparire demograficamente facendo figli a iosa, si integreranno rispettando le nostre regole e la nostra cultura.
Nei fatti, però, tali favolette vengono quotidianamente smentite dalla cronaca, che ci narra di immigrati che scappano dai centri di accoglienza poiché si rifiutano di osservare pure l’obbligo di quarantena. Gli ultimi ad adottare tale condotta sono stati proprio i 40 tunisini che lunedì sera, intorno alle 20:30, sono fuggiti dalla struttura Villa Sikania di Siculiana, Agrigento, sparpagliandosi nelle campagne circostanti. Pane quotidiano per i siciliani, i quali si sentono presi per i fondelli dal ministro Di Maio, il quale qualche giorno fa, in visita a Casteltermini, in provincia di Agrigento, per la campagna elettorale per le comunali, ha dichiarato con una gran bella faccia tosta: “I tunisini non hanno alcun diritto di venire in Italia perché non fuggono da guerre o persecuzioni. Chi viene illegalmente sarà rimpatriato. La Tunisia è un Paese amico e lavoreremo insieme in questa direzione”.
“Paese amico un corno!”, avrebbero dovuto replicare gli isolani. È vero, i tunisini non alcun diritto di venire in Italia, come sottolinea Gigi, eppure egli stesso e il governo di cui fa parte integrante ne hanno accolti quasi 10 mila in pochi mesi. E contestualmente hanno versato il pizzo a Tunisi, che i migranti ce li manda.