Non gli rende onore né giustizia persino la semantica, che si serve del suo nome per offendere chi ci scandalizza o semplicemente non ci piace nonché per descrivere senza troppi giri di parole la personalità tipica di esseri umani poco virtuosi, lascivi, privi di ogni pudore e freno inibitore.

Forse nessun mammifero è tanto maltrattato, abusato, denigrato, vilipeso e sfruttato quanto il suino, del quale è cosa nota che venga utilizzata ogni sua parte, eppure è l’animale più vicino all’uomo dal punto di vista genetico ed i suoi organi interni corrispondono per dimensioni ai nostri. Esclamiamo “vita da cani!” per indicare condizioni esistenziali infelici e misere, ma sarebbe più puntuale affermare “vita da maiali”, perché sono questi a passarsela davvero male.

A meno che non si faccia parte della famiglia di porcellini che abita alle Bahamas, in particolare a Pig Beach, isola popolata da una colonia di questi buffi mammiferi rosa, che trascorrono le giornate facendo il bagno nell’acqua azzurra accanto ai turisti divertiti e prendendo il sole distesi sulla sabbia bianca, nascere maiali è una grande sfiga.

Ci si potrebbe facilmente trovare chiusi in gabbie singole ed anguste, all’interno delle quali qualsiasi movimento è impedito, bombardati di antibiotici (per evitare il rischio di malattie) e costretti ad ingrassare il più possibile per poi essere fatti fuori di solito entro il nono mese di vita al fine di essere trasformati in prosciutti, mortadelle, salami ed insaccati vari, ed immessi sul mercato.

Sono 12 milioni i suini sacrificati ogni anno nel Bel Paese ed il 90% di essi è segregato all’interno di allevamenti intensivi, con più di 500 capi, dove l’essere vivente viene trattato alla stregua di merce, strumento di profitto senza diritti, senza discernimento e senza vita.

Nella primavera del 2018 alcuni video girati segretamente da attivisti italiani della Lega Anti Vivisezione (LAV) all’interno di sei mega allevamenti di 10 mila suini ciascuno nelle province di Brescia, Cremona e Mantova e pubblicati dall’Independent hanno mostrato una verità che non ha scandalizzato solo l’opinione pubblica britannica riguardante le condizioni crudeli ed illegali in cui sono condannati a permanere milioni di maiali in attesa di essere smembrati e divorati.

Nascono in stalle sovraffollate e buie e nelle loro celle sostano finché non giunge l’ora di morire, allora la gabbia viene aperta, ma non per liberarli, né per fare provare loro il piacere di camminare sull’erba o su qualcosa che non sia la melma in cui sono immersi, fatta di feci ed urina, bensì per essere mattati.

Ricoperti di lesioni ed infezioni, deboli ed infermi, bisognosi di cure veterinarie, circondati dai topi e da carcasse di maialini che non hanno resistito a tutto questo, assetati e privi di aria a causa dei sistemi di ventilazione inadeguati, i suini nei video di denuncia appaiono provati e rassegnati, sembra quasi che non aspettino ormai altro che la morte per svincolarsi da quella insostenibile condizione di detenzione.

Nessuna pietà neanche per le scrofe in stato di gravidanza, lasciate senza acqua. Ciò che più colpisce visionando quelle immagini crude è proprio lo sguardo infelice di queste povere bestie. C’è chi tenta di aprire con i denti la porta della propria prigione, chi prova a risollevare con il musetto il compagno che non riesce più a reggersi sulle zampe, chi crolla a terra arreso e china la testa.

Una volta che il suino giunge sulle nostre tavole, affettato ed impacchettato, il consumatore intento ad addentare il suo panino con il prosciutto ignora l’iter infernale che il maiale di cui si sta cibando ha dovuto attraversare prima di finire impastato nelle sue fauci. Qualsiasi essere dovrebbe nascere per vivere. Il maiale viene al mondo per essere consumato.

Eppure sacrificarlo senza nessuna pietà non ci basta. Lo abbiamo anche infamato. Del suino si dice che sia sudicio e che adori vivere nella sporcizia. Ma tutto questo è falso. È l’uomo a mantenerlo nel lerciume. Inoltre, numerosi studi hanno dimostrato che i suini riconoscono le situazioni di pericolo e provano e condividono emozioni sia positive che negative con i loro simili, con i quali comunicano.

Sono insomma animali sociali, che gioiscono quando qualcuno se ne prende cura, mantenendoli puliti, e soffrono nell’essere crudelmente separati tra loro all’interno delle gabbie singole delle mega fattorie aspettando di raggiungere il mattatoio.

Quanto dolore siamo disposti ad infliggere al prossimo per un panino con la mortadella!

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