“Ma è Natalia Aspesi o Vittorio Feltri?”. È una domanda provocatoria quella che ieri si leggeva sul sito di informazione Dagospia, che riportava la lettera di un babbo milanese il quale raccontava ad Aspesi la sua preoccupazione nei confronti dei pericoli a cui sono esposte le giovani donne, sua figlia in questo caso, un bella diciasettenne con il sogno di fare la modella, la quale tuttavia risulta saggia e quindi meritevole della fiducia dei genitori, che evidentemente l’hanno saputa bene educare e soprattutto le stanno accanto.

A proposito della vicenda Genovese, la giornalista di Repubblica compie in effetti delle osservazioni, rispondendo alla epistola di questo padre, che in nulla differiscono da quelle esposte da Vittorio Feltri. Commenti che però a quest’ultimo hanno comportato – tanto per cambiare – attacchi, accuse, insulti, offese, pure da parte dell’ex presidente della Camera Laura Boldrini, la quale ha montato su una sorta di teatrino coinvolgendo il direttore dell’HuffPost, colpevole di chiamarsi Mattia Feltri. Aspesi sembra rigettare l’ipocrisia con i quali i media trattano il caso e sottolinea l’importanza vitale del ruolo della famiglia, che – come abbiamo specificato noi stessi, beccandoci ogni tipo di insolenza – è chiamata non soltanto a svolgere un ruolo educativo fondamentale e non derogabile ma pure a farsi presente nella esistenza della prole, soprattutto quando i figli non sono neppure diciottenni o sono appena maggiorenni e si accingono ad esordire nel difficile mondo degli adulti.

Il porre in luce questi aspetti, allorché si discute dei fatti di terrazza Sentimento, non implica in alcun modo una giustificazione, o una attenuazione della colpa, di Genovese, il quale deve rispondere di reati gravi, tra cui quello di violenza sessuale, né in alcun modo fa ricadere una specie di responsabilità sulla fanciulla ritenuta abusata. Si tratta di due piani distinti: da un lato, quello giudiziario, che inerisce alla condotta, rilevante dal punto di vista penale, di un uomo attualmente in carcere che sarà giudicato dai tribunali; dall’altro, quello umano e sociale, che invece afferisce a una problematica che ci riguarda tutti, ovvero l’odierna debolezza della famiglia, la sua liquidità, la sua clamorosa assenza, portatrice spesso di guai, poiché un ragazzo solo, che non ha alle spalle mamma e babbo, è più esposto a certi inganni, rischi, cadute, errori.

Ragionare su codesti aspetti è senza dubbio più urgente del discutere delle perversioni sessuali di Genovese, dei suoi conti in banca, delle sue ex fidanzate, elementi su cui si concentrano tv e giornali, spinti ovviamente da quella morbosità perversa che da sempre caratterizza la piazza.

Le azioni di Genovese ci fanno ribrezzo. Punto. Sia chiaro. Ma ci fa pure ribrezzo che ragazzini che dovrebbero frequentare il liceo, diciottenni, frequentino festicciole private a base di cocaina e sesso, ritenendole, come hanno detto e ripetuto tali ospiti abituali di Genovese, “normali”, quando invece non vi è nulla di normale nei vassoi di droga esposti in salone, nella sniffata libera e in compagnia, nelle nottate di sballo oltre i limiti della legalità, nello stare fuori casa per oltre 24 ore senza che i genitori telefonino prima al figlio, poi agli amici del figlio, poi alla polizia.

“È difficile credere che quelle feste del Genovese fossero tipo famiglia, e chi ci andava regolarmente, anche cosiddetti vip del nulla, non sapessero dei vassoi di droga, dei letti disponibili. Lo sapevano e ne approfittavano. Quella ragazzina, oso dire almeno imprudente, o molto sola, e chissà con quali sogni irrealizzabili e bisogni, ha pagato per l’irresponsabilità di troppi”, continua Aspesi, la quale ricorre al medesimo aggettivo adoperato da Feltri “imprudente”. In questo caso, tuttavia, nessuno si scandalizza, essendo Aspesi una giornalista di Repubblica e non di Libero. Pure questa è ipocrisia.

Dello stesso avviso di Feltri e Aspesi è Bruno Vespa, il quale venerdì scorso, ospite a Quarto Grado, ponendo altresì l’accento sull’istituto familiare, ha affermato: “Ragazze, ma dove andate? Poi non vi stupite se succede quello che succede alle feste a base di cocaina e sesso”.

Qual è quel meccanismo malato che ci fa considerare queste frasi intelligenti e cariche di buonsenso allorché vengono pronunciate da Vespa o Aspesi e mostruose quando sono pronunciate da Feltri?

Pure su questo bisognerebbe riflettere. Riflettere a fondo.

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