Ha suscitato orrore la notizia, diffusa nel maggio del 2015 da fonti ufficiale dell’ONU, riguardante una donna catturata dall’Isis e utilizzata come schiava del sesso. La poveretta è stata costretta a sposare ben 20 uomini e a sottoporsi ad altrettanti interventi chirurgici per la ricostruzione della verginità prima di ogni matrimonio, per riservare a ciascun marito l’onore (o onere) di essere il primo.
Oggi accade sempre più spesso che la verginità venga venduta online dalle legittime proprietarie. I prezzi vanno dai 20 mila fino a svariati milioni di euro. Gli acquirenti sono ricchi uomini di diverse nazionalità, soprattutto arabi, che comprano le prostitute vergini al pari di un’automobile di lusso o di un panfilo.
Chissà poi perché per gli uomini sia così importante essere i primi? Alla fine del rapporto sessuale non riceveranno alcuna medaglia sul podio e nessun trofeo. Oscar Wilde diceva: “Gli uomini vorrebbero essere sempre il primo amore di una donna. Questa è la loro sciocca vanità. Le donne hanno un istinto più sottile per le cose: a loro piace essere l’ultimo amore di un uomo”. In fondo, non è importante tanto essere i primi quanto piuttosto non essere gli ennesimi.
La verginità forse è sopravvalutata. Ciò che è certo è che essa può essere una vera e propria fregatura, al pari di qualsiasi altro acquisto fatto sul web.
A comprarla non sono soltanto gli uomini. Oggi sono sempre più numerose le italiane che ritornano vergini, non miracolosamente, bensì mediante la chirurgia, che ringiovanisce tanto da farti diventare immacolata.
Si chiama imenoplastica l’intervento per la ricostruzione dell’imene, ossia della membrana all’ingresso della vagina che viene lacerata con il primo rapporto sessuale. Obiettivo di tale intervento chirurgico è il ripristino della verginità anatomica attraverso la suturazione dei lembi lacerati o, qualora questi non ci fossero, allestendo lembi dalla mucosa vaginale o mediante l’utilizzo di materiali alloplastici riassorbibili. L’intervento, che ha un costo che si aggira intorno ai 5 mila euro, dura circa 30 minuti e viene effettuato sia in anestesia locale che generale. Dopo 24 ore è possibile tornare alle normali attività quotidiane senza dolore, senza segni, senza medicazioni, eppure da donne nuove, ossia da vergini, sebbene fittizie.
Nella società di celluloide, persino la verginità diventa finta. Peccato che essa non renda le donne anche sante! Sarebbe un mondo più buono. Forse che questa mania della verginità nasconda un bisogno insoddisfatto di purezza da parte della nostra società?
Ci siamo convinti che con la chirurgia plastica si possa ottenere tutto e senza alcuna fatica: glutei alti e sodi, seni prosperosi e perfetti, fisici snelli, nasi gentili, visi tirati. E poi ci siamo anche illusi che essa potesse restituirci persino qualcosa che risiede nel nostro intimo e che, quando si possiede, difficilmente si perde (e soprattutto non mediante un rapporto sessuale): l’integrità dell’animo. Per averla non bastano bisturi o silicone.
Fino a poco tempo fa l’imenoplastica rappresentava solo l’1% degli interventi alle parti intime femminili. Oggi tale stima non può considerarsi attendibile. Come negli USA, dove tale pratica spopola, le richieste sembrerebbero aumentate in modo esponenziale in Europa a causa soprattutto dei flussi migratori. A sottoporsi a tale intervento, infatti, sono soprattutto le donne non occidentali, quelle musulmane, per le quali è indispensabile arrivare integre al matrimonio. Ma ciò che desta più curiosità è il fatto che sono sempre più numerose le donne italiane, con un’età compresa tra i 25 ed i 35 anni di età, a sottoporsi all’imenoplastica, non per esigenze o convinzioni culturali e religiose, ma solo per donare la propria verginità al nuovo fidanzato, facendogli credere di essere il primo.
Ecco cosa si intende per “regalo riciclato”. L’imenoplastica è anche richiesta, come una sorta di intervento last-minute, dalle donne che stanno per recarsi all’altare. Circa 20 giorni prima del fatidico sì. Insomma, se prima non si arrivava più vergini al matrimonio, oggi si ritorna vergini ad un passo dalle nozze.
Forse il sesso non ci emoziona più abbastanza e abbiamo bisogno di inventare questi artifici, costringendoci persino a subire un intervento chirurgico nonché il dolore della prima volta, perdita di sangue inclusa.
Nella società dei consumi persino questo è possibile. Qualora si fossero gustati prima del matrimonio i piaceri della carne, facile è rimediare: basta pagare.
La verginità non è più un valore, essa è diventata un bene. Un bene materiale avente un suo prezzo e, a volte, contraffatto. Non esistono più le vergini di una volta.
Articolo pubblicato su Libero il 4 settembre del 2017