Al fine di eludere le urne nonché il trionfo del centro-destra, che li obbligherebbe a staccare le chiappe dagli scranni ritrovandosi da un giorno all’altro disoccupati, grillini e democratici lo scorso agosto hanno messo da parte le armi affilate che per un decennio hanno brandito gli uni contro gli altri impegnandosi in un rituale di corteggiamento conclusosi con un penoso matrimonio di convenienza.

Non abbiamo ancora capito se i cinquestelle siano destra o sinistra, ma è certo che siano abilissimi nel farsi concavi e convessi in base all’occasione, mutando pelle come il serpente. Essi hanno uno spirito schizofrenico e fondamenta di gelatina. Pur essendo non in grado di governare, – per assurdo – potrebbero governare con chiunque. Ora con la Lega, poi con il Pd, ossia con Renzi, lo stesso che per anni, e fino al giorno prima del sodalizio giallorosso, hanno attaccato, offeso, denigrato, messo alla berlina, addossandogli la responsabilità di ogni problema italiano.

Beppe Grillo lo chiamava l’“ebetino di Firenze” e sosteneva che il partito del fiorentino fosse il preferito dalla camorra. “Matteo Renzi non dice mai una cosa vicina alla gente comune, all’operaio che, tornato dalle ferie, ha trovato la fabbrica chiusa, al disoccupato, all’infermiere. Niente. È più forte di lui. Non ci riesce. Il fu giovane Renzie (sic!) lo si ricorda per le sue comparsate, in giubbetto di pelle, da Maria De Filippi e per le blindate cene milanesi con l’alta finanza. È l’uomo delle banche e dei capitali”, scriveva sul suo blog il comico genovese il 27 agosto del 2013. Secondo quest’ultimo Renzi soffriva di “invidia penis”, cioè “vorrebbe essere come il M5S ma deve accontentarsi di essere un pdmenoelle” (17 ottobre 2012).

E ancora: “è un ebetino inconsapevole, il compagno di banco che ti copia il compito ma non sa spiegarlo alla maestra, un succhiaruote della politica, un sindaco a zonzo, un vuoto con il buco intorno”. Insomma, la disistima sembrava indiscussa. Per i cinquestelle non solo Renzi, ma il Pd tutto costituiva il male assoluto. A Febbraio scorso il senatore grillino Giarrusso, aveva detto che il toscano dovrebbe essere impiccato, adesso vogliono farci il governo.

E persino Davide Casaleggio, presidente dell’Associazione Rousseau, da cui dipendono i gialli, ha assecondato con interesse l’intesa M5S-Pd. Possiamo comprenderlo: se fossimo andati al voto in ottobre, i grillini avrebbero perso decine e decine di seggi, che per Casaleggio si traducono in entrate fisse mensili, dato che ogni eletto è obbligato per statuto a versare 300 euro al mese all’Associazione Rousseau di cui Casaleggio junior e presidente e tesoriere. Sarebbe stato un danno economico milionario. E per i quattrini si è disposti a cambiare idea allo stesso modo in cui si cambiano gli slip.

Del resto, pure Renzi, negli ultimi giorni si è mostrato favorevole alla formazione di un esecutivo giallo-rosso. Soltanto il 17 luglio scorso, dunque un mese fa, egli dichiarava: “L’idea di un’alleanza con i 5 Stelle per me non è un colpo di genio, ma un colpo di sole”. E di sole deve averne poi preso tanto nelle settimane successive.

L’ex primo ministro ha definito Di Maio “tardoadolescente”, “ridicolo”, “ministro della disoccupazione”. Era il 13 febbraio allorché Renzi vergava: “In queste ore Toninelli sulla Tav, Di Maio sul reddito di cittadinanza, Grillo sull’Abruzzo, Di Battista su tutto, stanno mostrando le ragioni per le quali non abbiamo voluto fare accordi con i cinquestelle”. Qualche mese prima, il 5 settembre: i grillini hanno piazzato “quelli delle Iene per le Università, quelli del Grande Fratello per la Comunicazione. E sempre in nome del merito uno studente fuoricorso ministro del Lavoro. Amici, ma davvero pensavate possibile allearsi con questi?”.

Amen.

libro ali di burro

Il primo libro di Azzurra Barbuto
A 10 anni dalla prima edizione, la seconda è ora disponibile su Amazon in tutte le versioni

Acquistalo su Amazon