A furia di sforzarci di essere corretti siamo diventati tutti scemi. L’ideologia ha preso il sopravvento sul buonsenso e pure sul linguaggio, partorendo deformazioni verbali che fanno accapponare la pelle. Non bastavano le declinazioni al femminile di qualsiasi sostantivo, il genere neutro, le espressioni fredde e impersonali quali “genitore 1” e “genitore 2”, adesso per indicare la donna si adopera “persona mestruante”.

È accaduto in Portogallo, dove il ministero della Salute, in un questionario on-line relativo alle diagnosi sul ciclo, ha inserito l’espressione “persone mestruanti” in riferimento ai soggetti di genere femminile, invitando questi ultimi, i mestruanti appunto, a partecipare.

Sarebbe bastato riferirsi alle donne, dato che sono le donne ad avere il ciclo mestruale, tuttavia a chi ha redatto il documento pareva discriminatorio ricorrere alla parola “femmina” considerato che coloro che sono nati uomini e che poi sono diventati donna avrebbero potuto sentirsi insultati o lesi in quanto implicitamente sarebbero stati esclusi dalla categoria femminile.

Lo capiamo. Il pensiero è contorto, forse addirittura malato. Ad ogni modo, è certo che l’invenzione e l’utilizzo di questa strana dicitura, ossia “persone mestruanti”, derivino dalla necessità di non recare offesa a nessuno.

Peccato che a restare offesa sia l’intelligenza.

Non resta che chiedersi cosa si inventeranno per invitare gli uomini a fare lo screening sulla prostata.

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