Nessuno è più duttile e versatile di lei, doti di cui del resto deve essere munita un’attrice, quale ella si definisce. Veronica Gentile è antiberlusconiana quando verga su Il Fatto Quotidiano e diventa berlusconiana quando si trova sotto il tetto di Mediaset, azienda contro la quale ha tuonato per anni, presa da una foga moralizzatrice degna di un giudice dell’Inquisizione, ma per la quale oggi lavora.
Il 3 agosto del 2013, giusto per rinfrescarci la memoria, la paladina della giustizia scriveva sul sito del giornale di Marco Travaglio in un pezzo dal titolo “Sentenza Mediaset, irrevocabile: a prova di lupo”: “Mi torna in mente la storia dei tre porcellini che dovevano costruirsi una casa per ripararsi dal lupo: il primo la fece di paglia e quando il lupo arrivò, soffiò e la buttò giù; il secondo la fece di legno e quando il lupo arrivò, soffiò e la buttò giù; il terzo la fece di mattoni e quando il lupo arrivò, soffiò, sbuffò, gridò ma la casa resse. Ecco, ieri dopo vent’anni di paglia e legno, dei giudici hanno fatto quello che dice la parola stessa, hanno giudicato; e, così facendo, hanno finalmente rimesso i primi mattoni sui quali cominciare a costruire uno Stato a prova di lupo”.
Non si capisce un bel niente, vero, però è palese che Veronica gongolava poiché il giorno precedente Silvio era stato condannato a 4 anni di reclusione. Gentili ricorre spesso a queste figure retoriche che non fanno altro che appesantire i suoi componimenti già tediosi. Impossibile per il lettore seguire il filo delle sue contorte elucubrazioni, costellate di parole e frasi ad minchiam, ci si smarrisce nelle pieghe di una prosa confusa, ridondante, priva del requisito minimo indispensabile allorché ci si rivolge ai lettori: la sana vecchia chiarezza. Tuttavia chiara è l’acredine di Veronica nei confronti del suo attuale datore di lavoro nonché il disprezzo verso le donne che lavorano per lui, le quali vengono dipinte quali poco di buono, vendute.
Il 17 luglio 2013 l’attrice si scaglia pure contro Alfano, accusandolo di curare “gli interessi personali del cavaliere Berlusconi”. Il governo Letta? È come stare “chiusi in ascensore con l’assistenza che non accenna ad arrivare. Uno dei passeggeri sprigiona dalle ascelle un afrore acre e nauseabondo, eppure non c’è modo di liberarsene. Un altro ha la nausea, ma a che pro lamentarsi delle puzze di qualcuno con cui non si può evitare di stare braccio a braccio? L’atmosfera letteralmente irrespirabile diventerebbe così anche metaforicamente irrespirabile. Tanto vale ingoiare il rospo e pazientare”. Va da sé che colui che mozza il fiato sul montacarichi è Berlusconi. Certi passaggi del testo sono da premio Pulitzer.
Il 12 luglio del 2013 Veronica, la quale va a dormire pensando a Berlusconi e si sveglia allo stesso modo (la sua è una autentica ossessione), è autrice dell’articolo dal titolo “Silvio e un Parlamento tutto suo”. Eccone uno stralcio: “Ad un’ormai preistorica indignazione di fronte agli intrighi, ai reati, alle beghe giudiziarie e ai conflitti d’interessi di un industriale miliardario e mitomane, è rapidamente subentrata una diffusa rassegnazione all’osceno, che, quando per collusione, quando per connivenza, quando per comodità, ha trasformato in accettabile il non accettabile, fino ad arrivare all’apologia collettiva dell’indefinibile, ad opera di replicanti super partes, troppo calati nel ruolo”.
E di comodità che trasforma in accettabile il non accettabile Veronica se ne intende, considerato che ora che è impiegata a Rete4 ha smesso di inveire contro il “mitomane” leader di Forza Italia. Il 30 giungo del 2013 se la prende con qualche deputata forzista, di cui non inserisce neppure il nome, in segno di disprezzo assoluto: “Venerdì sera ho avuto un incontro ravvicinato del terzo tipo con un’illustre esponente femminile del Pdl, eminenza grigia dell’ars oratoria della destra contemporanea…Nonostante l’ombra del processo Ruby, con la conseguente ignominiosa moralistica ipocrita condanna del suo datore di lavoro, la costringessero a quell’atteggiamento indomito e coraggioso tipico delle amazzoni berlusconiane, l’onorevole, come posseduta, ha finito per non rendersi conto di nulla. Le deve essere sfuggito che le poltroncine di legno su cui siedevano (sic!) da brave compagne di banco…”.
E poi: “Niente, come una baccante nell’acme dell’invasamento, la mia vicina ha iniziato a rivolgere a me il rosario di insulti e anatemi che zelantemente sgranano ad ogni piè sospinto, ben attente a non fare distinzioni, le pasionarie pidielline, poco importava che io fossi un’attrice e parlassi di quanto sia ardua la resistenza ai compromessi sessuali”. Il 25 giugno 2013: “Questa sembra essere la morale della favola berlusconiana: crescita, apogeo e declino di un uomo la cui vera colpa è stata la confusione tra brutto e bello”.
E ancora: “Con le sue gesta, erotiche e non (ma comunque mai molto diverse da un porno di serie b), con la sua astuzia luciferina ma dai contorni triviali, con il suo eterno sorriso plastificato nel lifting, con il mito del paese dei balocchi a portata di telecomando, con il suo baraccone di figuranti scolpiti nel silicone, Silvio ha per oltre un ventennio mistificato il concetto di bello e relegato nella discarica del brutto tutto ciò che non fosse furbo, patinato, paraculo e fosforescente. La cultura del vincente a tutti i costi ha infestato l’aria degli ultimi decenni di un puzzo di mediocrità che nello squallore dei festini dell’impotenza mascherata ha toccato il suo apice. Perché, anche Silvio, come il povero Macbeth, è in fondo troppo uomo, e dunque troppo mediocre”.
Il 3 ottobre del 2013 Silvio è “consumato tra i saloni della propria scatola cranica”. Il 26 novembre dello stesso anno: “Berlusconi è stato, su ristretta e su larga scala, un venditore di sogni. L’insaziabile vampiro che ha lussuriosamente succhiato il sangue della generazione alla quale ha proposto/imposto i suoi modelli”. “Ciò che avrei voluto spiegare a Biancofiore era che la disinfestazione mentale attuata dal suo datore di lavoro ai danni della mia generazione, ha bonificato il terreno delle individualità, del pensiero critico, del progetto soggettivo, e lo ha poi seminato con i mucchi di sogni ad personam, firmati dal Cavaliere in persona”. Il 18 ottobre del 2013, a proposito di Michelle Bonev: “Berlusconi è un sapiente incantatore, un lungimirante Babbo Natale e sa qual è la merce di scambio per comprare qualsiasi donna: Michelle vuole il sogno. E lui le regala il sogno, il suo film. Il bisogno del suggello artistico è un cancro che può mangiare l’anima. Noi attori lo sappiamo bene… Michelle ha permesso al potere di sodomizzarle l’integrità”.
Il 22 gennaio del 2014 Gentili paragona Berlusconi a Bette Davis: “Una smaccata somiglianza tra l’inquietante Bette David, eterna bambina, e il cavaliere in plastilina Berlusconi è sempre stata riscontrabile dal punto di vista somatico; le assonanze caratteriali tra la dispotica bambina prodigio e l’ostinazione pervicacemente anacronistica del leader politico si sono invece rivelate nel tempo preoccupantemente numerose”. Il 26 aprile del 2014 in “Berlusconi: la mattanza del mattatore”: “Eccoci al tragico epilogo del presidente operaio imprenditore cavaliere senatore Berlusconi… Ingessato, contratto, stanco, il burattinaio B. è diventato troppo lento nel tirare i fili della sua stessa marionetta. Il tempo di un’interruzione pubblicitaria per cambiare idea: qualche minuto per ripassare il copione, ricevere qualche nuova imbeccata da lasciar filtrare immediatamente dall’orifizio sghembo che cerca di farsi spazio nella selva di botulino circostante, prima di avere dimenticato nuovamente qualche sia la risposta giusta”.
Il 12 marzo del 2015 Gentili firma un articolo sarcastico: “Berlusconi assolto, nascono nuovi ordini religiosi: carmelitane scalze, olgettine sui tacchi”.
Qui si interrompe la copiosa e spumeggiante produzione di Veronica contro Berlusconi. E dopo poco troviamo Gentili su Rete4, Mediaset, prima come opinionista, non molto dotata, poi come impacciata conduttrice. Ad ogni modo sostiene meglio la telecamera che la penna. E pensare che il mondo non si sarebbe accorto di questa signora aspirante tutto se non avesse denigrato Silvio nel programma Piazzapulita il 26 novembre del 2013, tacciandolo di averle spezzato i sogni. Lo stesso Silvio per cui oggi ella, “amazzone berlusconiana”, lavora.
Articolo pubblicato su Libero il 25 giungo del 2020