Ci aveva provato il governo giallorosso ad aumentare ulteriormente non soltanto il numero di migranti presenti in ciascuna struttura (da un minimo di 50 a 600) ma anche i costi giornalieri dell’accoglienza, corrisposti alle associazioni e alle strutture che si occupano della gestione dei migranti sbarcati clandestinamente in Italia. Era il 27 gennaio del 2021 quando, nel corso della conferenza Stato-Regioni, l’esecutivo avanzò la proposta di portare il costo minimo di 21,35 euro a 28,74 e il costo massimo di 41,83 a 46,43 euro. Otto Regioni su dodici che presero parte alla riunione espressero parere contrario.

Quando si discute di costi dell’accoglienza, chissà perché si parla sempre di “bufale”, “fake news”, corbellerie. Invece no. Assurdo ma vero: ogni immigrato accolto sul nostro territorio comporta un’uscita giornaliera, a carico dei cittadini italiani, che va dai 21,35 euro ai 41,83. A questo punto possiamo cimentarci in un piccolo calcolo al fine di comprendere quanto, in questa situazione di grave crisi economica in cui versano le famiglie italiane vessate dall’aumento delle imposte e dalla stagnazione del mercato del lavoro, gravi sulle casse pubbliche il mantenimento di decine di migliaia di extracomunitari giunti in Italia illegalmente.

Bene, attualmente, ossia al 15 febbraio del 2022 (ultimo dato disponibile, Ministero dell’Interno, Dipartimento della pubblica sicurezza), gli extracomunitari in accoglienza sul territorio italiano sono 77.312. E ogni giorno ne giungono di nuovi, sia chiaro. Dal primo gennaio abbiamo incamerato già 4.263 migranti, nello stesso periodo dello scorso anno erano stati 2.932. Dunque, inserendo nel calcolo non la cifra massima di 41,83 euro e neppure quella minima di 21,35, ma una media di 31,50 euro, possiamo stabilire che provvedere a questi 77.312 immigrati comporta un esborso di 1.650.611 euro, ovvero oltre 51 milioni al mese, ossia circa 614 milioni l’anno.

Non sarebbe il caso di dirottare queste risorse altrove, magari contrastando il rincaro di luce e gas che conduce molte aziende a chiudere i battenti con conseguente perdita di posti di lavoro? Non sarebbe opportuno adoperare i soldi degli italiani per sollevare le sorti del Paese e non per alimentare il business della immigrazione illegale, da cui scaturiscono per di più gravi problemi di sicurezza?

Inoltre, è quantomeno contraddittorio che un governo il quale tutela con tanto rigore il diritto alla salute della collettività, imponendo divieti definiti “incostituzionali” persino da illustri operatori del diritto, non ponga con la medesima intransigenza limiti agli sbarchi illegali di migliaia e migliaia di clandestini al mese provenienti da Paesi in cui il virus circola. Insomma, per accedere al bar il cittadino italiano deve essere munito del green pass, così come per esercitare il suo sacrosanto e inviolabile diritto al lavoro, invece per insediarsi sul nostro suolo violando le frontiere un extracomunitario non necessita neppure del documento di riconoscimento.

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