Una bambina con le trecce bionde che profetizza la morte dell’umanità entro il 2030, un trentenne capellone incapace di articolare una frase di senso compiuto ma capacissimo di sparare una banalità dietro l’altra, una speronatrice di motovedette che scarica migranti in Paesi stranieri, una volontaria sequestrata in Kenya e tornata in Italia con la divisa di Al-Shabaab, manganellatori di gente dalla carne chiara aderenti al nuovo Ku Klux Klan dei neri conto i bianchi, fieri demolitori di statue alla maniera dei terroristi islamici, così astuti da farsele cadere in testa e restare stecchiti. Sono questi i nuovi idoli di cartapesta di una società che ha smarrito la bussola e come tali si conquistano le prime pagine e le copertine di quotidiani e riviste di ogni tipo e mandano in brodo di giuggiole tipi come Laura Boldrini.

Mancano i punti cardinali di riferimento, che una volta erano costituiti da solidi intellettuali, spazzati via dall’avvento dell’era dei social network in cui anche un coglione è un re, o può comunque aspirare a diventarlo mostrando una natica rimodellata dal chirurgo plastico o un neurone, l’unico disponibile, seppure malconcio. Il nostro compito è quello di fotografare la realtà e non di dilungarci in prediche. Eppure non possiamo esimerci dal constatare che stiamo raschiando il fondo del barile.

Gli studenti che hanno imbrattato la statua del giornalista Indro Montanelli sabato sera a Milano rivendicando l’atto vandalico con orgoglio, cosa studiano esattamente? Sono iscritti alla facoltà del crimine? Qualcuno li ha già eretti ad eroi, i vendicatori non mascherati ma in mascherina che non aspettano neppure che si discuta del tema: togliere o non togliere il monumento dedicato ad Indro? Essi se ne infischiano, passano all’azione violenta, lanciando colate di vernice rossa su Montanelli intento alla macchina da scrivere, e con la bomboletta spray lo marchiano quale “razzista” e “stupratore”. Essi invece sono antifascisti, stanno dunque dalla parte dei giusti sebbene non disdegnino il ricorso alla coercizione, al bastone, alla forza bruta, strumenti prediletti di coloro che puntano il dito contro Matteo Salvini e Giorgia Meloni. 

Dove stiamo andando? Nessuno è in grado di rispondere a questa domanda e non servono i party a villa Pamphili al fine di individuare una direzione e tracciare un percorso. Siamo un Paese allo sbando. E non stupisce che ogni dì su prestigiosi fogli nazionali il premier venga incensato: anch’egli è un semidio dei nostri giorni, nient’altro che cipria. Gli attribuiscono un consenso stellare, lo paragonano al Berlusconi degli anni d’oro, profetizzano la sua ascesa a capo del M5s e indicano questa circostanza come unica possibilità di salvezza di un movimento che, in verità, è senza scampo: esautorato e screditato. Moribondo. 

Sovvengono le parole che Montanelli ebbe a dichiarare durante una intervista: “Per l’Italia non vedo futuro perché è un Paese che ignora il proprio ieri, di cui non sa assolutamente nulla e non si cura di sapere nulla. Non può avere un domani l’Italia, Paese di contemporanei senza antenati né posteri, poiché senza memoria. Paese ignaro di se stesso”. La distruzione delle statue che è appena iniziata ed è destinata a continuare in quanto moda progressista dilagante in tutto l’Occidente si addice bene agli smemorati di oggi.

Essa non è altro che una maniera di annientare un passato sconosciuto, la cui cancellazione contribuisce a disorientarci, rendendoci individui senza radici, ossia senza basi di appoggio, sospesi e in balia delle correnti di burrasca. La fascinazione che producono in noi l’ambientalista Greta Thunberg, il leader delle sardine Mattia Santori, la capitana Carola, assomigliano ad innamoramenti tipici della età immatura. Siamo una comunità di preadolescenti alle soglie di uno sconvolgimento ormonale che induce a ribellarsi all’ordine precostituito per partito preso.

A questo proposito, concludo con un pensiero di Michel Houellebecq, tratto dal romanzo “Le particelle elementari”: “Il preadolescente è un mostro e un imbecille, il suo conformismo è quasi incredibile; egli sembra la cristallizzazione improvvisa, malefica (e imprevedibile, se si pensa al bambino adorabile da cui deriva) di ciò che c’è di peggio nell’uomo”. 

Articolo pubblicato su Libero il 16 giugno 2020 

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