I talebani non ne fanno mistero e la notizia è rimbalzata ieri su tutti i siti di informazione del globo: essi considerano quale loro “principale alleato”, proprio così, la Cina. Eh, già, sappiamo cosa state pensando: ma come, volevano l’indipendenza dallo straniero e ora mostrano aperture verso la politica di potenza cinese? Ma come, non sono fondamentalisti islamici, estremisti che accettano soltanto le leggi della Sharia, mentre la Cina è atea e non crede in nulla se non nel proprio interesse che persegue costi quel che costi? Ma come, il regime cinese non è colpevole di genocidio nei confronti degli uiguri, minoranza musulmana che abita in Cina?
Ebbene sì, eppure i talebani si considerano amici di Pechino e considerano Pechino un fidato amico, un alleato. E non è finita qui: essi contano sulla intercessione cinese per avviare con l’Italia relazioni diplomatiche mediante il riconoscimento del nuovo regime talebano, dando per scontato che la Cina abbia una grande influenza sul nostro Paese. E forse non hanno tutti i torti, dal momento che il M5s, partito al governo, non ha mai nascosto la sua simpatia nei confronti del regime totalitario cinese.
I talebani avevano qualche giorno fa messo al bando il vaccino anti-Covid19, sospendendone la somministrazione in diverse regioni afgane. Questa scelta aveva messo in allarme l’Organizzazione mondiale della Sanità, che si era detta preoccupata per quella che riteneva una inevitabile impennata di contagiati e morti a causa della presa del potere da parte degli estremisti. Eppure, adesso, i talebani sembrano avere compiuto un dietrofront.
Uno dei portavoce dei talebani, Muhammad Suhail Shaheen, già direttore del Kabul Times, di proprietà statale in lingua inglese, durante l’Emirato islamico dell’Afghanistan nonché vice ambasciatore presso l’ambasciata afgana in Pakistan, ha scritto sul suo account di Twitter: “Abdul Salam Hanafi ha avuto una conversazione telefonica con Wu Jianghao, viceministro degli Esteri della Repubblica popolare cinese. Entrambe le parti hanno discusso della situazione attuale del Paese e delle relazioni future. Lo ha detto il viceministro degli Esteri cinese. Essi manterrebbero la loro ambasciata a Kabul, aggiungendo che i nostri rapporti si rafforzerebbero rispetto al passato. L’Afghanistan può svolgere un ruolo importante nella sicurezza e nello sviluppo della regione. Anche la Cina continuerà e aumenterà la sua assistenza umanitaria, specialmente per il trattamento del Covid-19”.
Insomma, avete compreso bene, i talebani contano sul rafforzamento dell’alleanza con la Cina e sui suoi aiuti umanitari, la medesima Cina da cui è partita l’epidemia e sulle cui omissioni pesano importanti dubbi e domande, la stessa Cina che vincola i Paesi mediante sostegni gratuiti, che chiama doni, di cui quei Paesi non avrebbero avuto bisogno se solo la Cina avesse informato prima la comunità internazionale che il corona si trasmetteva da uomo a uomo, dato che ne aveva già le evidenze. Anche noi italiani, nella primavera del 2020, ringraziammo i cinesi atterrati a Roma con i loro regali. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, filocinese come tutto il M5s, spese parole commoventi, lo stesso di Maio che aveva da poco offerto mascherine alla Cina, privandone il popolo italiano. Quanta generosità!
Ad ogni modo, il genocidio dei musulmani operato dal regime cinese, che reputa l’essere musulmano un crimine, non imbarazza neppure un pochino i religiosissimi talebani? Dal 2014 la Repubblica Popolare Cinese, che è interessata solamente alle risorse minerarie afgane nonché ad estendere la sua area di influenza e di controllo e non di sicuro a proteggere il popolo afgano, ha rinchiuso nei campi di rieducazione oltre un milione di musulmani cinesi, deportati e torturati.
Numerose le testimonianze di donne sterilizzate e questo spiega pure il calo demografico nella parte del Paese dove dimora la popolazione uigura. Le sevizie subite e raccontate dai prigionieri fanno rabbrividire: abiti di ferro da oltre 50 libbre fatti indossare per più di 12 ore, trattamenti medici forzati, come impianti di contraccettivi, lavori forzati ed estenuanti, violenze sessuali, lavaggio del cervello con obbligo di lodare Xi Jinping e il regime comunista (“Non devi credere in nessuna religione, devi credere nel Partito Comunista”), prima di poter consumare il misero pasto concesso ai detenuti del campo di rieducazione. E poi c’è lo spettro del prelievo di organi da prigionieri musulmani, avvenuto di sicuro fino al 1999, anche se nel 2010 sono riaffiorate preoccupazioni al riguardo. Del resto, è arduo portare a galla quello che il regime cinese intende nascondere.
I talebani o sono ingenui o sono ipocriti.