Animato da una spropositata considerazione di se stesso, Giuseppe Conte crede di essere Winston Churchill, o l’unto dal Signore, il quale ci salverà tutti emettendo decreti-singhiozzo che vorrebbero apparire vigorosi pur restando timidi, incerti e sconclusionati. Ma a noi l’avvocato del popolo, che ha unto palazzo Chigi con la sua inettitudine, sembra di più il conte Dracula.
È nel cuore della notte infatti che il premier dona il meglio di sé, perciò convoca conferenze stampa al calar delle tenebre, costringendo giornalisti stremati ad attendere la sua apparizione come fosse la Madonna nonché a stravolgere la morfologia del giornale. Quando al mattino gli italiani si svegliano per prima cosa non bevono più il caffè o il cappuccino, bensì cercano di capire cosa diavolo abbia deciso, proclamato e fatto Giuseppe mentre essi dormivano, in quanto da ciò dipende la loro quotidianità. Egli ha chiuso tutto o ha chiuso in parte?
I provvedimenti del presidente sono sempre oscuri e lacunosi, vanno interpretati, compresi, modificati, limati, perfezionati. I fornai all’alba di ieri hanno impastato e sfornato pagnotte, domandandosi se qualche ora più tardi avrebbero potuto venderle o se tutto quel ben di Dio sarebbe finito nella spazzatura, producendo ulteriori perdite economiche. Nessuno glielo aveva chiarito. Avevamo battezzato il leccese “il premier per caso”, invece egli è il premier per sfiga, nostra ovviamente. Non solo ci tocca fare i conti con il coronavirus, ma pure con la nebulosa politica di Conte.
Di quest’ultimo gli abitanti della penisola tuttora si chiedono da dove sia saltato fuori e chi sia stato il folle che lo ha piazzato lì dove sta e da dove non ha nessuna intenzione di sloggiare. Qualcuno vaticina addirittura che il Covid-19, potenzialmente letale per noi miseri mortali, garantirà invece lunga vita a Conte e al suo governo pasticcione.
Previsioni di certo azzardate, che trascurano un dato di fatto che gli italiani difficilmente dimenticheranno: l’esecutivo che ora si affanna, ci tappa in casa e sigilla tutto, è il medesimo che qualche settimana fa ha rigettato con indignazione la richiesta avanzata dall’opposizione di imporre la quarantena a chiunque giungesse nel Belpaese dalla Cina, dilaniata da una terribile epidemia. E ci esortava ai baci e agli abbracci, tacciando di razzismo chiunque ritenesse cosa buona e giusta l’adozione di precauzioni contro il Covid-19. “È impossibile che arrivi qui da noi”, sostenevano gli amanti delle democrazia addentando un altro involtino primavera.
Questo illustre sconosciuto non è poi così brillante come vorrebbe farci credere. Si è laureato in ritardo e ha superato l’esame di avvocato più tardi di quanto normalmente accade ai bravi studenti. Giuseppe sembrava uno di quei tipi destinati a restare nell’ombra, quelli che non noti nemmeno se te li mettono davanti, o se ti pestano i piedi, invece è riuscito ad essere nominato primo ministro per ben due volte nel giro di un anno e tre mesi e senza mai passare per le urne.
Il presidente del Consiglio non fa altro che ripetere agli italiani che devono stare blindati tra le quattro mura domestiche. Parole sante. Tuttavia è inevitabile che il cittadino precipiti in uno stato confusionale allorché vengono chiusi i negozi di abbigliamento, ma restano aperti quelli di computer e di ottica, le profumerie e persino le lavanderie. Come se dovendo passare 24 ore su 24 sotto il tetto non si avesse il tempo di fare il bucato tra una pennichella e un po’ di zapping.
E state pur certi che stanotte il conte Dracula apparirà di nuovo sullo schermo.
Mettete a letto i bambini.
Riproduzione riservata
Articolo pubblicato sul Libero del 13 marzo 2020