Nell’ultimo anno e mezzo ne abbiamo subiti di provvedimenti del tutto privi di logica, eppure è difficile farci il callo perché le regole sfornite di senso e di scopo risultano ingiuste, quindi inaccettabili. La ratio di una norma, ossia la finalità perseguita e la motivazione che ne sta alla base, rappresenta un elemento essenziale della norma medesima. Tuttavia, il governo Conte bis aveva imposto agli italiani l’obbligo di uscire di casa solamente in specifici casi e rigorosamente muniti di giustificazione scritta, indicante dove si stesse andando e perché. Ha vietato ai bimbi di prendere aria, di fare due passi, però lo ha consentito ai cani. Ha impedito ai genitori separati che abitano in Comuni o Regioni diverse di trascorrere le feste insieme, ha stabilito in quanti potessimo sedere a tavola, quanti ospiti potessimo accogliere nella nostra dimora, per legge inviolabile, chi potere vedere e chi no, era permesso ad un certo punto incontrare gli “affetti stabili”, ma quelli “instabili” no. E nessuno ha ancora ben chiara la differenza tra gli uni e gli altri.

L’elenco delle stronzate partorite dal BisConte sarebbe infinto, ci fermiamo dunque qui, per non perdere di vista il tema centrale di questo articolo: il Green Pass. Il certificato verde, necessario per potere sedere al bar o al ristorante al chiuso nonché per allenarsi in palestra o visitare un qualsiasi museo e così via, proprio come le decisione di Conte, non si basa su alcun assunto logico-scientifico. Di fatto sappiamo, a livello internazionale, che i vaccinati hanno la stessa carica virale dei non vaccinati: si infettano e infettano come questi ultimi, né più né meno. Quindi isolare i non vaccinati, emarginarli, proibire loro di stare al bar o al ristorante insieme ai vaccinati, non risponde ad una logica. Si tratta di una misura non profilattica, ossia che non contribuisce ad arginare il contagio, bensì di una mera regola discriminatoria poggiata non su presupposti scientifici, ma su un clamoroso pregiudizio elevato a scienza, un preconcetto divenuto dominante, diffuso da politici, scienziati-influencer e media. E tale pregiudizio è: coloro che non si vaccinano, infettano, fanno morire. Lo ha proclamato persino il presidente del Consiglio Mario Draghi in diretta, durante una importante conferenza stampa seguita da milioni di cittadini.

Affermare, avvalorare, istituzionalizzare un pregiudizio non è roba da poco. E non è neppure un atto innocente, piuttosto criminale. Esso ha sempre generato infatti paura, diseguaglianza, differenziazione, violenza, guerra. Ecco perché il Green Pass andrebbe abolito e coloro che lo difendono a spada tratta dovrebbero prendere coscienza del fatto che non sono in gioco i diritti di qualcuno, ma i diritti di ciascuno, ovvero quelli di tutti.

Il Green Pass non dimostra la non contagiosità. Chi lo esibisce non dà prova di non potere essere, al pari di chi non lo esibisce, vettore di infezione. Esso dimostra soltanto la vaccinazione o la recente esecuzione di un tampone. Impedire ad una persona di accedere a qualsiasi luogo pubblico, comprimendone la libertà personale e di movimento, se sprovvista di tale certificato costituisce un abuso, un atto illegittimo posto in essere da un governo che ha oltrepassato i confini delle sue prerogative in sfacciato spregio della Costituzione e delle fonti supreme del diritto.

libro ali di burro

Il primo libro di Azzurra Barbuto
A 10 anni dalla prima edizione, la seconda è ora disponibile su Amazon in tutte le versioni

Acquistalo su Amazon