Lo ha confermato pure il Pentagono lo scorso aprile, mediante la pubblicazione di tre video di cui il Dipartimento della Difesa statunitense ha assicurato l’autenticità: gli UFO, ossia oggetti volanti non identificati, esistono. I tre video mostrano ciò in cui i piloti della Marina militare si sono imbattuti durante alcuni voli di addestramento nel 2004 e nel 2015. Perché gli americani abbiano deciso di ammettere proprio nel pieno della pandemia la veridicità di quelle immagini resta un enigma. Ma non per l’ufologo Roberto Pinotti, autore di oltre 50 saggi sugli Ufo nonché fondatore nel 1967 del Centro Ufologico Nazionale, di cui è tuttora presidente, il quale ritiene che “rendere ufficialmente noto durante la pestilenza che il fenomeno Ufo è reale avrebbe destato meno interesse nella opinione pubblica alle prese con ben altre problematiche”. Ad ogni modo, nei giorni in cui la popolazione mondiale era costretta al chiuso velivoli misteriosi non solo hanno continuato ad essere avvistati ma le segnalazioni sono addirittura incrementate in tutto il globo, Italia inclusa. “A causa delle nostre abitudini frenetiche non abbiamo mai il tempo di alzare gli occhi al cielo. Durante l’isolamento andavamo più spesso alla finestra per prendere aria ed è per questo che sono lievitati gli avvistamenti di strani oggetti voltanti”, spiega l’esperto, il quale è certo che gli extraterrestri ci facciano periodicamente visita. Del resto, “è scientificamente provato: il 25% delle segnalazioni non riguarda fenomeni astronomici o atmosferici, si tratta piuttosto di apparecchi sconosciuti”, puntualizza Pinotti. Però se altre forme di vita intelligente ci sono, perché non si mettono in contatto diretto con noi? Forse proprio perché stupide non sono.
Pinotti afferma che l’umanità potrebbe trovarsi in una sorta di riserva indiana nell’ambito di un accordo chiamato The Big Game, ossia “Il Grande Gioco”, stipulato tra i governi della Terra e gli alieni affinché la presenza di questi ultimi sia rivelata gradualmente al fine di non sconvolgere l’assetto planetario nonché credenze e convinzioni, cosa che destabilizzerebbe l’umanità intera. Citando lo psicanalista e antropologo Carl Gustav Jung, autore del volume “Le cose che si vedono nel cielo”, Pinotti spiega che se gli alieni atterrassero sulla Terra, gli scoperti saremmo noi e dunque piomberemmo nostro malgrado in una condizione di inferiorità, inoltre l’evento agirebbe come un terremoto sociale: “L’uomo, fino ad oggi reputato re del creato, sarebbe da ogni punto di vista, non solo tecnologico, in posizione di svantaggio rispetto ai forestieri. In tale sopraggiunto stato di anomia, la società imploderebbe”. Quindi, se gli extraterrestri se ne stanno a casa loro, ci fanno un piacere.
È possibile che essi siano consapevoli delle conseguenze che determinerebbe il loro avvento e che attendano il momento opportuno per presentarsi. E poi cosa diavolo gliene importa ai parenti di ET di interagire con popoli terresti meno progrediti di loro e che avrebbero perciò poco da dargli. Non è escluso che essi guardino a noi come a creature primitive, magari pure un po’ sciocche. In fondo, che tipo di interesse potrebbe destare in un alieno un soggetto come Luigi Di Maio, nostro ministro degli Esteri? Che gli stranieri dello spazio preferiscano starci alla larga è più che comprensibile, dopotutto. “La Terra serve loro da scalo, una sorta di passaggio. Nulla di più”, esclama il giornalista aerospaziale.
Tuttavia, sebbene gli alieni ci snobbino, noi non smettiamo di curarci di loro. Il primo governo ad occuparsi di Ufo a livello ufficiale fu quello americano, già negli anni Quaranta. In Italia si iniziò ad indagare di nascosto sugli oggetti volanti non identificati già nel 1933, quando un disco volante si sarebbe schiantato nei pressi di Milano. Pinotti ci racconta di come nel 1996 abbia ricevuto da una fonte anonima, ossia dal nipote di un uomo che aveva fatto parte di un organo istituito da Mussolini al fine di condurre ricerche sugli Ufo, alcuni documenti, poi risultati autentici in seguito ad approfondite indagini forensi. Da codesti atti si evince che dal 1933, anno dell’incidente, al 1940 il governo italiano ha investigato sugli allora denominati “velivoli non convenzionali”. Il duce mise in piedi un gruppo di studiosi, il gabinetto RS33 (Ricerche Speciali), affidandone la guida all’inventore e senatore Guglielmo Marconi. La commissione redasse diversi rapporti, alcuni dei quali sono stati pubblicati da Pinotti, casa editrice Mondadori. Ma i resti di quel velivolo non identificato caduto sul capoluogo lombardo che fine hanno fatto? L’ufologo ritiene che al termine del secondo conflitto mondiale i rottami furono trasferiti negli Stati Uniti. E diverse sono le prove raccolta da Pinotti a sostegno di codesta tesi, tra queste la testimonianza del figlio di un colonello dell’aeronautica militare americana che si occupava di oggetti volanti non identificati.
Mussolini non fu l’unico politico italiano ad appassionarsi di Ufo. Dopo di lui Falco Accame, presidente della Commissione Difesa della Camera, fece una interrogazione al governo sul tema, su impulso di Bettino Craxi. Dopo i socialisti, intervennero i radicali, primo tra tutti Marco Pannella. “Pure Giovanni Gronchi ordinò una inchiesta in quest’ambito. Ma è nel 1978-79, in concomitanza con la più grande ondata di segnalazioni, oltre 2000, che fu istituito da Giulio Andreotti il Reparto generale sicurezza dalla nostra Aeronautica militare”, continua lo studioso. “Lo conobbi in occasione di una cena a casa di amici, erano i primi anni Novanta”, ci narra Pinotti a proposito di Andreotti, “eravamo seduti uno accanto all’altro e durante la serata, nonostante fosse molto abbottonato, mi confidò di essere persuaso della esistenza di forme di vita extraterrestre”.
Dopo oltre sessant’anni di studio Pinotti non ha dubbi: non siamo soli nell’Universo. E questo è ciò che sostiene la maggior parte degli scienziati, alcuni dei quali tuttavia specificano che non è detto che gli alieni siano in grado di giungere fino a qui percorrendo distanze stellari. “E se gli extraterrestri fossero ricorsi a tecnologie che per ora noi riusciamo solo ad immaginare, come il teletrasporto?”, domanda l’esperto, il quale conclude: “Il mondo attuale si è velocizzato. Prima non lo credevo possibile, ma oggi mi piace sperare di riuscire ad incontrarlo un alieno, almeno prima di tirare le cuoia”.
Articolo pubblicato su Libero il 6 giugno del 2020