Sono quasi 10 mila le persone che sulla rete hanno firmato una petizione per liberare dal canile Max, cagnolino bruno di razza meticcia e di taglia medio-grande che da alcuni anni vive stabilmente nel rione Borgo di Taranto. I residenti si sono abituati a vedere il cucciolone, che ha circa un decennio, gironzolare nella zona e hanno finito con l’affezionarsene, anche perché il quattro zampe in questione ha un carattere particolarmente amabile: gioca con i bambini, scorta le signore al supermercato, fa le feste a chiunque, senza domandare nulla in cambio se non qualche carezza e magari un biscottino.

La mobilitazione massiccia del popolo del web il quale chiedeva che Max, catturato in seguito ad una segnalazione giunta all’Asl e messo in gattabuia, venisse reinserito nel suo territorio e riconosciuto ufficialmente quale cane di quartiere, non ha lasciato indifferente il sindaco tarantino, Rinaldo Melucci. Questi martedì mattina si è recato personalmente in canile allo scopo di fare visita al detenuto e ha poi firmato un provvedimento per consentire a Max di fare immediato ritorno in quel rione che ormai è la sua casa. Adesso fido, eletto mascotte dell’area e munito di collarino, sarà affidato ad alcuni custodi che hanno il compito di occuparsi di lui, tuttavia potrà continuare a campare senza guinzagli, senza catene e senza padroni, proprio come piace a lui. Certo, purtroppo Max non ha una famiglia né dispone di una abitazione calda e confortevole in cui trascorrere l’inverno, tuttavia gode dell’amore di tutti coloro che si sono battuti affinché riacquistasse la libertà. Sebbene si rivelino troppo spesso cassa di risonanza dei peggiori sentimenti ed istinti umani, attraverso i social network talvolta è possibile persino capovolgere il destino di un povero cane che sarebbe rimasto a vita nello spazio angusto di una cella se la gente non si fosse mobilitata in massa per salvarlo. Quando il cucciolo è stato acciuffato e rinchiuso, il centralino del canile sanitario di Taranto, dove era stato condotto Max, è stato tempestato di telefonate: i cittadini pretendevano avere notizie della bestia e numerose sono state le richieste di adozione. Ma tale cane ramingo appartiene a tutti e non appartiene a nessuno, è troppo avvezzo alla esistenza in strada per rinunciarvi. La sua dimora corrisponde al perimetro di quel quartiere dove Max è nato o dove forse è approdato dopo tanto girovagare, chi lo sa! È misteriosa oltre che difficile la vita dei randagi, cani o gatti che siano. Le insidie ed i pericoli che li circondano sono infiniti e devono imparare a proteggersi in particolare dall’essere umano, che da sempre tortura, uccide, maltratta e ferisce qualsiasi creatura incapace di difendersi ed opporsi. Eppure quella di Max è una storia a lieto fine che ci restituisce un pochino di speranza nonché di fiducia nella bestia più crudele del creato.

Si stima che in Italia siano tra i 500 ed i 700 mila i cani randagi, molti dei quali sono stati abbandonati dai loro proprietari, altri sono stati dati alla luce direttamente all’addiaccio. Secondo le associazioni animaliste, questo dato, che risale al 2012, è di gran lunga sottostimato e il fenomeno dunque sarebbe molto più grave ed esteso, soprattutto nel Mezzogiorno. Nei circa 1200 canili della penisola, collocati per il 44% al Sud, sono accolti più o meno 115 mila cani, in quelli sanitari ogni anno ne giungono 90 mila, il 38% dei quali viene restituito al proprietario. Tutti gli altri permangono in gabbia, in totale solitudine, fino alla morte o fino all’adozione, che raramente avviene. Ecco perché si dice “vita da cani”.

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