Non si scambieranno di certo banalità e consigli su metodi di depilazione, make-up, abbigliamento, creme idratanti, balsami nutrienti e skin-care, perché queste due giovani, le neo-eurodeputate Ilaria Salis e Karola Rackete, non sono mica donnette, bensì donne impegnate.

Femministe, antifasciste, ecologiste, le quali, ognuna in base alle proprie competenze e ai propri trascorsi, lottano per le libertà e per i diritti umani occupando la proprietà altrui, contravvenendo ad ordini, forzando blocchi di polizia per entrare in porti stranieri, sputando addosso alla gente che non gli piace, picchiando chi non ne condivide le opinioni.

Agli anelli signore così preferiscono forse il tirapugni, che può risultare sempre comodo, o magari il manganello, pronto all’uso in tasca, come quello di cui è stata trovata in possesso Ilaria Salis in Ungheria, dove c’è un procedimento in corso con incriminazioni pesanti a suo carico (è accusata di fare parte di una organizzazione criminale, tentate lesioni personali tali da poter cagionare addirittura la morte, false dichiarazioni), o fumogeni e petardi, come quelli che qualche anno fa, sempre Salis, ha lanciato all’interno del perimetro di un edificio di pena di Milano.

Donne tanto impegnate resistono a tutto, anche ai pubblici ufficiali, magari durante gli sgomberi di stabili occupati dai centri sociali, come ha fatto Salis, condannata in Italia, con sentenza passata in giudicato, per questi delitti e anche per il reato di invasione di edifici.

L’insofferenza all’ordine costituito sembra essere una virtù a sinistra, qualcosa che arricchisce il curriculum vitae e che agevola nell’intraprendere una carriera politica, rendendola persino assicurata. O almeno così sembra, considerando che queste due signore hanno fatto delle loro imprese un vanto, qualcosa di cui andare fiere, e per questo sono state non soltanto candidate ma anche elette, ossia hanno ricevuto migliaia di preferenze conquistando i loro seggi all’interno del Parlamento europeo, dove martedì 16 luglio si è tenuta la prima sessione plenaria della decima legislatura.

Oltre la metà dei 720 eletti era al suo debutto e tra queste new entry figurano anche Ilaria Salis e Karola Rackete, che, tra una pausa dei lavori e l’altra, si sono fotografate a vicenda, immortalate in selfie insieme, scambiandosi teneri sorrisi. Tra le due compagne l’intesa è forte e non vi è dubbio che possano divenire grandi amiche. Ad accomunarle non è solo l’antifascismo, il sovversivismo, l’anarchismo, l’estremismo di sinistra, ma anche la sciatteria, l’assenza di gusto e di stile, l’aspetto disordinato.

Rackete sembra pronta per fare il campeggio: vestitino modello canottiera, scarpe da ginnastica logore e sporche, zaino gigantesco dentro il quale potrebbe benissimo esserci il sacco a pelo. Beh, di sicuro, il pelo è sulle gambe, perché Karola, da orgogliosa femminista di sinistra quale è, evidentemente ritiene che l’emancipazione femminile (banalizzata e travisata oggigiorno) consista, oltre che nelle declinazioni al femminile di qualsiasi sostantivo, nella liberazione dal rasoio e ceretta. Magari anche dal sapone. Sospettarlo è lecito.

Da apprezzare, invece, lo sforzo di Salis, la quale, al contrario della collega e amica, ha cambiato gli indumenti rispetto all’esordio di qualche giorno addietro all’interno dell’istituzione. La 39enne deve averci messo impegno e cura per selezionare la canottierina nera e il dozzinale gonnellino bianco (rigorosamente bianco sporco), ma il risultato non è di sicuro convincente.

Un pugno agli occhi e anche allo stomaco.

Viva l’Europa.

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