Lo scorso marzo, nonostante l’emergenza sanitaria e la paralisi della economica che già in poche settimane aveva prodotto la perdita di migliaia di posti di lavoro, il nostro ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha regalato alla Tunisia 50 milioni di euro. Una pioggia di denaro pubblico italiano elargito ad un Paese che da anni consente di pervenire illegalmente in Italia ai suoi cittadini, migranti economici tra cui si annidano terroristi – come risulta da circolari dei servizi segreti e come del resto ha dimostrato la cronaca (solo per ricordarne uno, l’attentatore dei mercatini di Natale di Berlino del dicembre 2016 era tunisino, approdato clandestinamente in Italia dove era stato accolto in qualità di rifugiato).
La Tunisia ci crea problemi e noi le doniamo milioni di euro. Questi milioni sono diventati 61 in appena 5 mesi proprio negli ultimi giorni, dopo la visita di Di Maio e Luciana Lamorgese a Tunisi, dove i nostri ministri hanno garantito al governo tunisino un ulteriore premio: 11 milioni di euro affinché controlli le sue frontiere. Il che è folle. La Tunisia è tenuta a sorvegliare i suoi confini, non lo deve fare sotto pagamento, deve farlo e basta, non a titolo di favore o concessione al Bel Paese. Ovvio che non vedremo risultati, come provano gli incessanti sbarchi di immigrati giunti dalle coste tunisine, arrivi che dall’incontro a Tunisi ad oggi, ossia da lunedì 17 agosto all’alba del 20, sono già 955.
I soldi alla Tunisia giungono, quelli per cassaintegrati e autonomi invece si fanno attendere. In fondo, c’è poco di cui stupirsi, dal momento che questo esecutivo dà priorità agli extracomunitari, i quali non si disturbano a rispettare neppure le regole minime, come l’obbligo di quarantena, disperdendosi sul nostro territorio e diffondendo il contagio. Il trionfo dell’illegalità, consacrato dai giallorossi.