Un altro violentissimo incendio, scoppiato all’alba, ha devastato un edificio simbolo della cristianità. Stavolta è toccato alla cattedrale di Saint Pierre et Saint Paul, a Nantes, costruita tra il 1434 e il 1891 e celebre per il suo stile gotico. Hanno sconvolto il mondo le immagini della cattedrale di Notre Dame, a Parigi, distrutta dalle fiamme il 15 aprile del 2019. Un colpo al cuore della comunità cristiana di tutto il pianeta, ma profanazione, atti di vandalismo e roghi all’interno delle chiese in Francia sono ormai all’ordine del giorno da anni.
Nel febbraio del 2019, quindi prima che il fuoco divorasse Notre Dame, in pochi giorni ci fu un picco di profanazioni anticristiane con tanto di ostie frantumate, croci abbattute, tabernacoli scardinati, statue cosparse di escrementi. Monsignor Olivier Ribadeau Dumas, portavoce della Conferenza episcopale scrisse su Twitter: “Chiese incendiate, saccheggiate, profanate. Non potremo mai abituarci a questi luoghi di pace in preda a violenze, al corpo di Cristo calpestato, proprio ciò che abbiamo di più bello e prezioso”.
Di certo tutto non è iniziato nel 2019. Infatti soltanto nel 2018, in base ai dati del Ministero dell’Interno francese, furono 1.063 i “fatti anticristiani”, di cui il 98% contro beni materiali, per una media di 3 al giorno. Nel 2017, invece, 1.038 i casi. Il fenomeno diventa sempre più diffuso, tanto che il rischio è quello di farci l’abitudine.
Nella Francia sottomessa all’islam, dove vivono milioni di musulmani sempre più estremisti, bruciare chiese e statue di tipo religioso è la normalità. E nessuno, purtroppo, osa intervenire. Al di là delle timide reazioni di protesta, un pesante velo di silenzio e inerte condiscendenza avvolge l’Europa intera, che spalanca i suoi confini a Sud ed assiste al suo declino, mentre le chiese ardono e le croci vengono sbriciolate. Una Europa che entro il 2050 sarà a maggioranza musulmana.