Più che il comico Beppe Grillo domenica al Circo Massimo sembrava il Marchese del Grillo, allorché, per dare una spiegazione della sua immunità alla legge, sprezzante affermava: “Perché io sono io e voi non siete un cazzo”. Il genovese allo stesso modo si sente immune dall’errore, dalla caduta, dal fallimento, dal flop del movimento a cui ha dato vita e che un po’ gli sfugge anche di mano, poiché mancano punti fermi e linee-guida.
“Noi siamo i più onesti di tutti”, continua a ripetere con quella tracotanza tipica di chi si è ubriacato del suo stesso potere. Cosa effimera il potere. Oggi ce l’hai. Domani lo perdi. Ne basta un pochino per mandarti al manicomio. Il potere logora chi ce l’ha. Lentamente. Eppure ora è “il momento magico di questi ragazzi”, urla dal palco il comico riferendosi ai ministri tutto fumo e niente arrosto, gli atomi (e automi) impazziti, i pentastellati, quelli che – per intenderci – si inventano e discettano di tunnel che non esistono, che nel decreto Genova hanno inserito la sanatoria per gli edifici abusivi di Ischia e che, dimenticandosi che sono l’esecutivo, vanno in tv ad accusare il Consiglio dei ministri di avere ordito un complotto manomettendo nottetempo un decreto legge scritto di pugno loro.
Del resto, nessuno più dei grillini, che hanno preso da papà, è capace di fare opposizione. Sono così bravi a farla da condurla anche contro se stessi. Proprio non riescono a cambiare registro. I pentastellati sono distruttivi per indole e per partito preso, mai costruttivi. Occorrerebbe ricordargli costantemente quale ruolo rivestono. Se lo scordano perché neanche essi ci credono di essere arrivati lì dove si trovano mediante voli pindarici dal divano di casa alla poltrona istituzionale. Tranquilli, sembra impossibile anche a noi.
Tuttavia, sono permeati da un ingiustificato senso di superiorità, che si traduce in presunzione, quella cosa che mista all’ignoranza genera veri e propri disastri. Oltre che mostri.
“Ormai siamo al governo”, aggiunge soddisfatto Grillo, di cui ci tocca riconoscere l’indiscutibile genialità, avendo edificato dal nulla un movimento del tutto inconsistente ma che pure riesce a prendere voti. E poi, con gli occhi iniettati di sangue, che quasi gli cadono giù dalle orbite finendo addosso alla platea che ormai lo osanna qualsiasi corbelleria pronunci e solo perché è il Grillo ruspante, il comico capace di eclissarsi e di tornare sulla scena dosandosi con parsimonia e astuzia, dichiara: “Io sono l’Elevato, voi siete massa. Voi riuscite a malapena a vivere. Io esisto”.
Roba che qualche decennio fa gli avrebbe garantito la camicia di forza e l’elettroshock. Ed ecco che parte qualche fischio tra la mandria di coglioni che ridono ed applaudono sebbene vengano offesi e trattati allo stesso modo in cui veniva trattato Ugo Fantozzi in ufficio, ossia da “merdaccia”.
Quei miseri fischi, che si odono in lontananza, ci rincuorano. Ci danno sollievo. Ci fanno ancora sperare che qualcuno tra quella gente ragioni con la propria testa e non come fanno i grillini che hanno come cervello politico il comico perché non ne possiedono uno proprio. Insomma, si registra un po’ di attività cerebrale. Grazie a Dio.
Dopo i fischi Grillo, voce dell’incoscienza, corregge il tiro. Fa finta quasi di ridere delle sue stesse parole. Ma quel sorriso proprio non riesce a venire fuori, non si capisce bene se lo stia trattenendo oppure si stia sforzando di farlo, così sul suo viso appare piuttosto un’inquietante smorfia. Una smorfia di disprezzo. Disprezzo nei confronti di quella massa che ha allevato e sollevato, nutrito e ingrassato a rabbia e vaffanculo, e che ora più che mai gli fa anche tanto schifo. Più lui si eleva, più il popolo si abbassa.
È la dittatura dei non eletti. Oggi sono loro a detenere il vero potere, sebbene, in fin dei conti, sempre effimero. Ed è proprio la non elezione ad accentuare il carisma di un individuo che resta dietro le quinte ed appare di tanto in tanto, come la Madonna. Gli eletti del movimento, invece, non sono altro che burattini che si prestano bene al loro ruolo. Senza il burattinaio si sentono persi e al burattinaio rispondono. Mica al popolo. È la democrazia di Mangiafuoco.
Grillo, l’Elevato, come ama definirsi, si trincera dietro la sua ironia, che, come egli stesso dice, “è il sale della vita”, ma anche un’arma affilata. Potrà quindi affermare: “giocavo”, o “le mie battute vengono strumentalizzate”. Ma troppo spesso accade che scherzando si dica il vero.
Articolo pubblicato su Libero il 23 ottobre del 2018