Spuntano fuori come funghi le task force governative, tanto che ne abbiamo perso il conto. Sfidiamo chiunque a farne un elenco esaustivo. Abbiamo quella del dicastero della Salute sul Covid-19; quella proposta dal ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia, composta da 300 medici giunti da ogni parte della penisola; quella contro le fake news; quella per la Fase 2, guidata da Vittorio Colao; la task force dati, suddivisa a sua volta in otto sottogruppi; ed altre si preparano a venire alla luce in molteplici campi. Messe in piedi in un baleno con il pretesto dell’emergenza sanitaria, queste squadre di “competenti” al servizio di un premier evidentemente incompetente, il quale per addivenire a soluzioni ha bisogno di circondarsi di centinaia e centinaia di esperti che sostengono tutto e il contrario di tutto, rispondono a scopi ben precisi.
Innanzitutto, consentono a chi governa di delegare e pure scaricare su soggetti esterni proprie responsabilità, che sarebbero, anzi sono, non alienabili. Sappiamo tutti che Giuseppe, uomo alla disperata ricerca di una autorità e di una legittimità di cui è gravemente deficitario (altresì poiché non è mai stato votato), si trincera dal principio dietro il comitato tecnico-scientifico per giustificare l’operato dell’esecutivo che presiede, ma anche per dare alle sue scelte maggiori valore e valenza.
Quando qualcuno ha rimproverato al Consiglio dei ministri di avere agito con lentezza, o di non avere realizzato alcunché di tangibile per evitare la diffusione del contagio in Italia, Giuseppi ha replicato prontamente che l’organo ha osservato ciò che hanno suggerito i tecnici e che altrimenti non avrebbe potuto fare. Egli specifica spesso: “Se gli scienziati mi danno il via libera…”. Insomma, il presidente ammette di essere commissariato dagli scienziati e c’è da giurarci che ciò gli faccia tanto tanto comodo. Laddove i tecnici sono responsabili delle decisioni stabilite – obtorto collo – dai governanti, va da sé che questi ultimi ne sono automaticamente irresponsabili, ovvero essi non sono tenuti a renderne conto in quanto non ne sono diretti autori. E ciò costituisce una maniera per sovvertire le regole fondamentali della democrazia, disorientando il popolo, al quale nessuno più risponderà, in quanto se è grande la distanza tra elettori ed eletti, siderale è quella tra i primi ed oscuri esperti.
Del resto, nessuno ha compreso con precisione chi diavolo siano questi tecnici, codesti signori Nessuno dal cui parere dipendono le nostre esistenze. I loro nomi ci sono oscuri, lo stesso dicasi per i loro titoli. Sono un mucchio, ovviamente. Così, se ci spari sopra, non ne becchi nemmeno uno. Quanto guadagnano per fornire tale “prezioso” contributo al Paese? Chi li ha selezionati e sulla base di quali criteri soprattutto?
Ed eccoci al secondo scopo soddisfatto da questa fabbricazione in serie di task force. A noi sembra tanto l’ennesimo escamotage adottato dalla politica per perpetrare un clientelismo pestilenziale entrato ormai nel nostro dna istituzionale e culturale. Si nominano gli amici o gli amici degli amici. È la politica degli ammanicati: non vi è spazio per chi è competente sì, tuttavia fuori dal giro che ora è al potere. Quindi la politica qui c’entra, e pure troppo.
Se questi governanti non sono in grado di compiere il loro dovere, che vadano a casa. Una volta i sovrani avevano uno o due consiglieri di fiducia. Conte fa le cose in grande e si circonda di centinaia e centinaia di consulenti, i quali oggi la pensano in un modo, il giorno seguente nel modo opposto. Non è umiltà, non è una maniera di ammettere ed accettare i propri limiti, bensì una maniera per scavalcarli attribuendo una legittimità derivata dalla scienza (non dalla coscienza) a qualsiasi propria iniziativa politica.
Certo, fa ridere. Fa ridere che proprio coloro che professavano il principio dell’uno vale uno, quindi uno vale l’altro, che hanno premiato non il merito, ma il demerito, non la competenza, ma l’incompetenza, non la preparazione, ma l’ignoranza, non l’esperienza, ma la sprovvedutezza, ossia i grillini, oggi si appellino agli esperti, ai tecnici, agli scienziati al fine di assumere qualsiasi genere di risoluzione, in svariati settori, dalla salute all’economia, passando per l’informazione e l’istruzione. Che si siano ricreduti? No, se così fosse, si sarebbero ritirati. Invece, l’ex bibitaro senza arte né parte continua a giocare a fare il capo della Farnesina, precipitandoci nel ridicolo.
Gli incompetenti seguitano a tenere in ostaggio la cosa pubblica e si avvalgono dei “competenti” per riuscirci meglio.
Articolo pubblicato su Libero il 15 aprile del 2020