Attraverso una diretta su Facebook l’ex deputato pentastellato Alessandro Di Battista ha commentato l’esito delle ultime elezioni regionali e lo ha fatto senza mezzi termini. Secondo Dibba, quella subita dal Movimento è stata “la più grande sconfitta della sua storia”. “Abbiamo perso ovunque, sia che andassimo da soli o in coalizione. Occorre ammetterlo ed affrontare la realtà con onestà intellettuale e lucidità”, specifica.

Di Battista ridimensiona l’entusiasmo manifestato dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio riguardo l’esito referendario. Se il trionfo del Sì per Gigi è un merito tutto grillino, per Dibba non è affatto così. Egli ritiene infatti che “il 70% dei voti del referendum non può essere considerato solo un successo del Movimento”. “Occhio, ci andrei molto cauto. Rischiamo di commettere un errore. Se il 70% ha votato sì, significa che il quesito era comprensibile. Gli italiani hanno apprezzato che si intervenisse in maniera precisa e puntuale sul calderone. Ma è altrettanto vero che tante persone che hanno votato sì non apprezzano il Movimento, magari lo detestano. Un eccesso di esultanza è fuorviante”, avverte Alessandro. Il riferimento al collega Di Maio è evidente.

Dibba evidenzia altresì un elemento importante: nonostante il ministro degli Esteri, il presidente della Camera, il ministro dell’Ambiente e quello dello Sport siano cinquestelle e campani, in Campania il M5s nel giro di 2 anni è passato al 50%, sfiorato alle politiche del 4 marzo 2018, al 10%. E ancora: “In Puglia siamo passati dal 17 al 10%. In Liguria siamo andati in coalizione con il Pd, siamo passati dal 22,3% al 7,8. Nella Marche, da soli, passiamo dal 19 al 7%. In Veneto si passa dal 10,4% al 2,7, da 5 consiglieri regionali a zero, non potremo fare neppure opposizione”.

Di Battista parla di “crisi identitaria del Movimento”. Insomma, il M5s avrebbe perso la sua identità, eppure il Dibba tralascia un particolare: il M5s non ha mai avuto una identità precisa. Sì, è il movimento anticasta. E poi? Fa antipolitica. Ma dovrebbe occuparsi anche di politica, tanto più se governa.

“Non si può nascondere la polvere sotto il tappeto. Il sogno al quale hanno creduto tante persone oggi è in crisi, tantissime persone non ci credono più. Molti non sanno perché votare il Movimento, che si indebolisce sempre di più. E questo mi preoccupa”, confessa il pentastellato, che confida nella convocazione degli Stati Generali al fine di “ricostruire l’identità in crisi e recuperare voti”.

Ma quali Stati Generali, qui ci vuole un pellegrinaggio collettivo a Lourdes.

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