Mattia Santori, leader (termine che, considerato il calibro del personaggio, risulta poco confacente) delle sardine, fa parte di una categoria tanto cara alla sinistra. Trattasi dei cosiddetti “cervelli in fuga”, soltanto che in questo specifico caso il cervello è fuggito, e si ignora dove, ma Mattia è rimasto, non essendosi mosso dalla penisola. C’è chi va e c’è chi torna, come il neo segretario del Pd Enrico Letta, però c’è pure chi si prepara ad esordire nell’agone politico, intenzionato a “sporcarsi le mani” (sic). Del resto, a coloro che aspirano a insudiciarsi la politica offre promettenti e copiose occasioni.

Non mancheranno neppure a Santori, il quale, dopo avere lanciato il movimento delle seimila sardine, tutte schierate contro il capo del Carroccio Matteo Salvini, si appresta a candidarsi alle elezioni amministrative del Comune di Bologna, indicate come “la svolta”, ossia la cesura tra i raduni in piazza e l’ingresso nelle stanze dei bottoni sia locali e che nazionali, dal momento che l’ambizioso Mattia, il quale ammette di non ricordarsi neppure di avere votato o meno alle penultime elezioni in Emilia-Romagna (ché tanto non gliene fregava un accidente), punta alle politiche del 2023. Potrebbe essere il prossimo Luigi Di Maio, infante prodigioso che salta da un dicastero all’altro con disarmante disinvoltura.

Questo è ciò che il giovanotto ha lasciato intuire in una intervista pubblicata qualche giorno fa su Il Manifesto, aggiungendo che la decisione relativa alla candidatura sua e di altre sardine verrà presa e ufficializzata dopo le primarie del centrosinistra, previste per il prossimo 20 giugno. “Ci siamo rotti le scatole di fare le mascotte del centrosinistra. Siamo pronti a fare un salto in avanti”, ha dichiarato il ragazzo che con il Pd ha stretto i rapporti soprattutto dopo l’insediamento di Enrico Letta al Nazareno. Santori e Letta si sentono al telefono ormai da mesi e sembra proprio che i due si piacciano. Enrico, il quale è molto vicino ai giovani tanto da proporre la “dote” di 10 mila euro da regalare ai neo maggiorenni per consolarli del difficile anno pandemico, intravede probabilmente in Santori una opportunità per il Pd di attirare l’attenzione di quella verde fetta di elettorato che il partito democratico cerca in ogni modo di sedurre al fine di recuperare il calo dei consensi.

Dunque, è così che la sinistra rinnova i suoi quadri, puntando nientepopodimeno che sul riccioluto Mattia Santori. Ma quali sarebbero le priorità di costui? “Sconfiggere sovranismo e populismo”. Ti pareva! Sarebbero questi i grandi mali che affliggono l’Italia. E Mattia garantisce: “Siamo cresciuti, abbiamo capito che non è sufficiente stare in piazza e farsi i selfie” per realizzare questi nobili intenti. Dunque, occorre entrare dentro le istituzioni e aprirle come scatolette di tonno, o di alici. Questo film ci sembra di averlo già visto…Incluso il deludente e tragico finale.

Tuttavia, riconosciamo che è giusto e doveroso concedere fiducia, o quantomeno il beneficio del dubbio, a questo valoroso trentenne abile nell’organizzare trascinanti manifestazioni servendosi dei social network. Certo è che quella ventata di rinnovamento che l’arrivo delle sardine dovrebbe arrecare al Pd a stento si riesce a credere che verrà fornita. E il motivo è semplice. I pesciolini continuano a ripetere quello che da anni e anni va ripetendo la sinistra. Per le alici nel Paese delle Meraviglie le impellenze nazionali sono: combattere Salvini nonché fascismo, razzismo, omofobia e sessismo, annientare il sovranismo, diffondere l’ecologismo, ripulire il linguaggio avvelenato dall’odio e dalla violenza. E bla bla bla.

Insomma, è sempre la stessa minestra riscaldata, la solita narrazione della realtà di cui i progressisti non sono in grado di liberarsi. Le sardine saranno anche giovani ma appaiono rancide e ammuffite, almeno quanto Enrico Letta e i suoi, troppo impegnati nel fare la guerra a Salvini, che chiamano “bestia populista”, e nel cantare “Bella ciao” alle sagre di paese. Eppure la smunta presenza di Santori basta per illudere la moribonda sinistra, la quale di recente ha rispolverato Letta per il medesimo fine, di potere risollevarsi, rinverdirsi, resuscitare dalla sua tomba. Pensate un po’ quanta disperazione c’è dietro! E pure davanti.

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