“Il vaccino è uno strumento importantissimo con il quale i sanitari si possono garantire contro il covid e, di conseguenza, garantire anche i cittadini”, ha dichiarato il presidente dell’Ordine dei medici di Novara, Federico D’Andrea, a proposito della partecipazione del primario del reparto di Malattie Infettive di Novara, Luigi Garavelli, alla manifestazione “no Green Pass” tenutasi ad Alessandria la scorsa domenica. Garavelli adesso rischia un’azione disciplinare nei suoi confronti e pure un procedimento. Perché? Perché ha delle opinioni e oggigiorno questo equivale ad un delitto.
A chi gli fa notare che la manifestazione non era contro i vaccini, bensì contro l’obbligo di esibire il certificato verde per entrare in bar, ristoranti, palestre, cinema e così via, D’Andrea spiega: “Il Green Pass si inserisce perfettamente tra i provvedimenti che si possono adottare per contenere la pandemia”. Insomma, il lasciapassare studiato dal governo è una misura che argina il contagio e in quanto tale un medico non avrebbe la facoltà di contestarla, non una misura liberticida che soffoca illegittimamente le libertà fondamentali della persona garantite dalla nostra Costituzione. Dovremmo credere, quindi, che il Green Pass sia uno strumento scientifico, che salverà il mondo.
Tuttavia, non è questo il punto, sorvoliamo. Il punto è che un libero cittadino, che svolge la professione di medico, viene perseguitato e rischia punizioni perché è sceso in piazza sulla base di una propria convinzione.
Vorrei richiamare un articolo della Costituzione, ultimamente sempre più calpestato, ossia l’art. 21, che stabilisce che “tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. Cosa ne discende? Che il cittadino non può essere discriminato o punito per avere reso pubbliche o espresso le sue opinioni.