Riguardo la foto che ritrae il gruppo di tunisini giunti ieri a Lampedusa con tanto di bagagli e cagnolino al seguito, sul Corriere della Sera oggi si legge: “I migranti in pantaloncini, occhiali da sole e sigaretta in mano, in modo da sembrare turisti, sono stati fatti sbarcare”. Che vuol dire “sigaretta in mano, in modo da sembrare turisti”?

Dovremmo forse credere che questi 11 tunisini recitassero la parte dei turisti con le autorità italiane? E perché? Sarebbe andato contro i loro interessi. Semmai è il contrario: interpretavano, peraltro malissimo, il ruolo di profughi scappati da guerra e fame. Ma non vinceranno il premio Oscar dato che non sono stati affatto credibili.

A smentirne le condizioni di miseria infatti oltre alla mole che non li faceva apparire affatto denutriti, hanno concorso i gioielli, la manicure fresca delle signore con il cappello di paglia, i vestiti alla moda, gli smartphone con i quali informavano parenti e amici di essere giunti a destinazione e magari li esortavano a provarci pure loro, a mettersi in viaggio per trasferirsi in Italia, dove tanto prendono chiunque.

Che motivo avrebbero avuto questi migranti di impersonare dei turisti fumando sigarette in attesa dell’ok allo sbarco? Il ragionamento non sta in piedi. Queste persone hanno detto di scappare dalla miseria. Una signora del gruppetto ha dichiarato: “Sono stata 15 anni in Italia, poi sono tornata nel mio Paese e ora sono di nuovo qui. Spero di trovare un lavoro e la libertà perché la Tunisia è piena di carceri, è piena di schifo”.

Parole che fanno riflettere. A questa dama, che abbiamo accolto da eroina, vorremmo chiedere perché dall’Italia è tornata al suo Paese, è forse stata espulsa? Non le è stato rinnovato il permesso? E per quali motivi? Perché non ha tentato di accedere per vie legali e ha invece intrapreso le vie illegali e clandestine? Lo sa la signora che siamo in crisi e che in tre mesi abbiamo perso 500 mila posti di lavoro? Lo sa che gli italiani sono disoccupati?

Infine, la perla. La tunisina dice che il suo Paese “è pieno di carceri”, ma in cella ci mettono chi si macchia di reati, mica pescano gente dalla strada a caso per rinchiuderla. Qualcosa nel discorso della tizia non torna. Anzi è più di qualcosa. E soprattutto esso testimonia il convincimento dei migranti che in Italia la si fa sempre franca: le carceri stanno in Tunisia, non anche nel Bel Paese. Qui c’è solo la cuccagna.

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