È un caldo assassino quello che ci sta assediando negli ultimi giorni e che ha trasformato le aree urbane del nostro Paese, dove dimora il 70% della popolazione, in veri e propri inferni. E non è un modo di dire, l’afa ammazza senza lasciare scampo. Studi scientifici internazionali hanno mostrato che il rischio di mortalità cresce dall’1 al 3% per un aumento di 1 grado centigrado della temperatura dell’aria oltre una determinata soglia.
Ad essere esposti maggiormente ai pericoli connessi al calore estremo sono soprattutto anziani, bambini fino ai 36 mesi e soggetti portatori di malattie croniche. E le probabilità di restarne vittima diventano più consistenti se tali individui vulnerabili abitano in città, dato che il consumo di suolo si accompagna ad un innalzamento della temperatura di superficie sia diurna che notturna. Insomma, più la metropoli si estende più si schiatta. Il cemento e l’asfalto sono infatti accumulatori di calore, lo assorbono e poi lo rilasciano durante la notte, ecco perché non c’è speranza che l’aria possa rinfrescare al calar del sole, tutt’altro: la caldura diviene ancora più opprimente.
Basta oltrepassare l’uscio per avvertire in modo immediato gli effetti sconvolgenti dell’afa sul nostro organismo. Ci sentiamo avvolti da una invisibile morsa soffocante che ci toglie le forze, rendendoci fiacchi e spossati. Non camminiamo, bensì ci trasciniamo. Puntuali ogni anno giungono i consigli da parte del ministero della Salute e degli esperti, che offrono una sorta di mini-guida per affrontare la calura estiva senza lasciarci le penne: reintegrare i liquidi persi attraverso la sudorazione bevendo spesso; mangiare frutta e verdura; permanere al chiuso nelle ore più assolate, indossare indumenti leggeri e fatti con fibre naturali, chiudere le persiane o le tapparelle ed utilizzare le tende solari oscuranti.
Tuttavia, è certo che nulla al mondo potrà salvarci dal caldo torrido che ci aggredisce e penetra nelle nostre abitazioni facendole assomigliare a forni se non il condizionatore. Il primo apparecchio per il raffreddamento dell’aria fu brevettato nel 1886 da un disegnatore e progettista americano, Lewis Latimer; Willis Carrier lo perfezionò circa due decenni dopo. A questi scienziati vanno ogni dì le nostre benedizioni poiché grazie al loro ingegno possiamo lavorare e riposare in ambienti freschi sebbene all’esterno ci siano oltre 40 gradi. Però non tutti possono permettersi il climatizzatore e coloro che non possono, tra i quali pure persone che avrebbero necessità del condizionamento per motivi di salute, sono costretti a patire l’arsura restandone qualche volta vinti, ossia stesi a terra e finiti.
Si stima che 60 italiani su 100 non abbiano installato in casa il condizionatore (dati forniti da Aermec) e quindi combattano le temperature bollenti con mezzi blandi come ventilatori, che si limitano a smuovere aria senza abbassare la temperatura ambientale, o addirittura semplici ventagli, come gli egizi qualche millennio fa, per risparmiare sulla bolletta dell’energia elettrica, docce fredde, assunzione di acqua fresca. La maggiore presenza di questi elettrodomestici anti-afa si trova nelle isole e anche nel Nord-Est, dove il 50% delle famiglie ne è munito. Seguono il Mezzogiorno, con il 37-38% di nuclei familiari che detengono il condizionatore, e infine il Nord-Ovest con il 30%.
Insomma, solo il 40% degli abitanti del Bel Paese può godere nel proprio appartamento di un clima refrigerante. Per tutti gli altri non c’è scampo. L’aria condizionata è un lusso, sebbene sia tutt’altro che superflua. Ed accanto al quel 60% che un tetto sebbene troppo caldo ce l’ha, ci sono coloro che vivono sul marciapiede e che in inverno lottano contro il gelo eccessivo che penetra nelle ossa e nelle carni come una pioggia di spilli e in estate devono fare i conti con un nemico non più clemente, il caldo mortale. Questi ultimi non hanno neanche la possibilità di ricorrere ad una doccia fredda, per eliminare il sudore, abbassare la temperatura corporea, togliersi di dosso quel senso fastidioso di appiccicaticcio che tutti avvertiamo allorché si registrano 40 gradi all’ombra. Il nostro pensiero in questi giorni da bollino rosso va soprattutto a loro.
Articolo pubblicato su Libero il 29 giugno del 2019