Proprio quei partiti che hanno fatto quadrato intorno a Giuseppe Conte, ossia M5s e Pd, rischiano di essere danneggiati dall’ascesa politica del foggiano. Insomma, cinquestelle e democratici vanno a letto con il nemico, eppure seguitano a difendere il premier dimissionario azzardando persino dichiarazioni ardite quali: “O Conte Ter o si torna alle urne”. A certificare il potenziale di Giuseppi, il cui gradimento personale da dicembre a gennaio risulta essere volato dal 48 al 54%, è un sondaggio dell’istituto triestino Swg, in base al quale il partito contiano, qualora venisse creato, incamererebbe più consensi del Partito democratico e del Movimento cinquestelle, ossia il 16% contro rispettivamente il 15,4 e il 10%. Inoltre, esso supererebbe, sebbene di pochissimo, Fratelli d’Italia che si attesta al 15,9% e sfiorerebbe la Lega, stimata al 21,8%. Dunque, l’avvocato del popolo sarebbe determinante per la tenuta del centrosinistra nel caso in cui dovessimo correre in anticipo alle urne, dal momento che la coalizione composta da M5s e Pd (senza Italia Viva, che ad ogni modo è sotto il 3% e rischierebbe quindi di essere estromessa dai giochi) insieme al partito di Conte toccherebbe il 41,4% (senza si fermerebbe al 25,4%), contro un centrodestra che unito, invece, raggiungerebbe il 46,8%.

È noto ormai che i sondaggi sono interessanti fuorché attendibili, considerato che dicono tutto e il contrario di tutto e che poi nei fatti vengono quasi sempre smentiti, tuttavia democratici e grillini farebbero bene a guardare a Giuseppi come ad un avversario che potrebbe sottrarre loro parte dell’elettorato, già abbondantemente disperso negli ultimi due anni, in particolare quello grillino. Del resto, il professore sbucato fuori dal nulla e fatto premier ha già fornito prova della sua straordinaria abilità nel cascare sempre in piedi, un talento naturale nell’arte del restare miracolosamente a galla, mutando casacca con una impressionante disinvoltura, ossia passando dal presiedere un esecutivo antieuropeista e populista al guidarne uno europeista e antipopulista.

Fu un errore sovrastimarlo e sarebbe un errore sottostimarlo questo avvocatino senza fama e senza gloria, il quale si è attaccato alla cosa pubblica come un’ostrica allo scoglio, con una tenacia notevole. Non vi è dubbio che Giuseppe non rinuncerà al potere di cui sembra ebbro. Difficile tornare nell’anonimato allorché ti sei trovato a reggere le redini di un Paese in piena emergenza sanitaria, avendo quindi la possibilità, di cui Conte ha palesemente abusato, di ricorrere allo strumento del decreto per stabilire direttamente, senza intoppi e senza obiezioni, questioni vitali che riguardano addirittura l’esercizio delle libertà costituzionali.

Il potere ha questo difetto qui: innamora irrimediabilmente e una volta che lo si esercita non si può più campare senza. Basti guardare Matteo Renzi, il quale tenta invano di recuperare il peso specifico che ebbe un dì e che pure garantì che si sarebbe ritirato a vita privata salvo permanere sulla scena e pretendere le luci della ribalta. Dunque, il sedicente legale del popolo resterà in politica e si sottoporrà prima o dopo (più dopo che prima) al giudizio dei cittadini elettori e sovrani, che potranno bocciarlo o premiarlo, mandarlo finalmente a casa o tenerselo. Chi può prevederlo? Certo è che uno che si appresta ad essere presidente del Consiglio per la terza volta in neppure tre anni, quantunque abbia esordito nell’agone politico da perfetto sconosciuto, di sorprese potrebbe riservarne.

Giuseppe potrebbe ricostruire quel centro che manca in Italia, diventando il moderato per eccellenza. E sembra proprio quello moderato il tipo di elettorato che subisce il fascino di Conte. Egli piace proprio perché non aderisce formalmente ad alcun partito, quantunque siano stati i cinquestelle a scaraventarlo in politica. Non è grillino, non è democratico, non è leghista, non è forzista, è tutto ed è soprattutto niente. Il premier dimissionario per la seconda volta piace poiché è rassicurante nella sua esasperata banalità e di questi tempi Dio solo sa quanto abbiamo bisogno di sentirci rassicurati. Con la sua pochette perfettamente piegata Giuseppe Conte trasmette l’idea – del tutto falsa – di essere in grado, egli soltanto, di mettere in ordine le cose. Peccato che poi i risultati siano clamorosi pasticci.

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