In Occidente è il più fedele amico dell’uomo; per i musulmani, invece, è un essere impuro, da tenere lontano dalle proprie case, e la sua bava contamina il fedele, rendendo necessario fare le abluzioni. Il cane, insomma, non se la passa molto bene nei Paesi islamici, ma, a causa delle ondate migratorie che hanno investito l’Europa, persino nei Paesi del vecchio continente, come Inghilterra, Danimarca, Svezia, Francia, Germania, Austria, esistono già forme di discriminazione, o si verificano non di rado episodi di intolleranza e di violenza, nei confronti dei cani e dei loro proprietari.

Qualche anno fa su Libero vi avevo raccontato un episodio di violenza, avvenuto a pochi chilometri dall’Italia, ossia a Vienna, dove una signora di 54 anni di nome Ingrid finì in ospedale per essere stata attaccata rabbiosamente da una richiedente asilo somala di 18 anni, che non sopportava neanche la vista dei teneri cagnolini di Ingrid: un collie a tre zampe, sordo e quasi cieco, di nome Panda, e Poco, un cucciolo di pochi mesi. “Ho visto una donna tutta velata che si avvicinava lentamente. Sapevo che i musulmani non amano i cani, così sono corsa a prendere Poco, ma la ragazza mi ha afferrata, mi ha spinta e mi ha graffiata, buttandomi a terra. Non sentivo più le gambe”, narrò la signora, operata due volte nell’ospedale Wilhelminen perché il suo ginocchio andò in pezzi e fu necessario sostituirlo con uno artificiale.  La donna viennese fu praticamente assalita con una furia distruttiva dalla somala, tanto che dovettero intervenire tre uomini per staccare quest’ultima dal corpo su cui si accaniva.

Ma qual è il motivo di tanta rabbia? Lo spiegò con raccapricciante nonchalance il marito somalo di colei che picchiò Ingrid: “Noi non vogliamo i cani, sono impuri”.

Dunque, i musulmani non vogliono i cani per non  contaminare il loro candido animo e sono pronti a spaccarci le ginocchia se noi passeggiamo con il nostro fido su una qualsiasi strada non di un Paese islamico dove siamo andati in vacanza, bensì di quello europeo dove siamo nati e viviamo. Le nostre libertà si sono automaticamente ristrette di pari passo con l’aumentare del numero di immigrati islamici, molti dei quali oggi hanno una visione sempre più radicale della loro fede.

Tuttavia, occorre sottolineare che non per tutti i musulmani il cane è impuro. Per alcuni è impura solo la sua saliva, per altri neanche questa, ma per tutti occorre lavarsi bene dopo essere entrati in contatto con un cane, perché il messaggero di Allah ha così decretato. Inoltre, per i musulmani tutti i cani possono essere legittimamente tenuti per la guardia, o per la caccia, ma accoglierli in casa è vietato.

Che cosa li spaventi di un piccolo cagnolino resta un mistero? Forse l’amore che suscita, quella tenerezza che addolcirebbe il cuore di chiunque.

È proprio “una vita da cani” quella dei cuccioli che vivono in Iran, dove il governo conduce campagne non solo verso i migliori amici dell’uomo ma anche verso i loro padroni, che appartengono alla classe più abbiente, quella che guarda la tv satellitare e che è attratta dai costumi occidentali. I proprietari non rinunciano alla compagnia dei loro amici a quattro zampe, che devono tuttavia amare in segreto, con le dovute accortezze, per evitarne la confisca, o per non incorrere in multe, o addirittura per non rischiare di essere frustati per avere danneggiato la cultura islamica, la salute e la tranquillità della gente, in particolare di donne e bambini, conducendo a spasso fido. I cani sequestrati vengono portati a morire negli zoo pubblici o abbandonati nel deserto.

Qualche anno fa un quotidiano iraniano, Varash, è stato sospeso su ordine del Consiglio di sorveglianza sulla stampa per avere pubblicato l’annuncio dello smarrimento di un cagnolino, violando indirettamente la legge islamica che vieta il possesso del cane meramente come animale domestico.

Ci sembra un’altra realtà, anzi un mondo capovolto, lontanissimo da noi. Eppure sta accadendo anche in Europa. In Inghilterra i tassisti musulmani rifiutano di accogliere sul taxi persone accompagnate dal loro cane. Il proprietario di fido allora potrebbe decidere, suo malgrado, di servirsi degli autobus, ma anche in questo caso, dovrebbe essere fortunato, perché accade spesso che, in presenza di passeggeri musulmani che si oppongano alla presenza degli impuri animali, proprietari e cani vedano chiudersi le porte del bus in faccia. Insomma, essi dovranno farsela a piedi. E spesso si tratta di persone disabili, o di non vedenti che non possono in alcun modo separarsi dal loro cane-guida. L’associazione dei cani-guida per ciechi e la Federazione Nazionale Ciechi in Inghilterra si battono da anni contro questa discriminazione, che sta sempre più degenerando diventando prassi abituale.

In Inghilterra, dove i musulmani non vengono sottoposti al controllo dei cani poliziotto anti-bomba ed anti-droga per non offenderli, ma anche in Danimarca, in Svezia, ci sono interi quartieri di musulmani, diventati ormai veri e propri ghetti in cui neanche la polizia riesce ad accedere ed in cui i cani non sono ammessi perché esseri immondi.

Illuminante è la spiegazione sul perché il messaggero di Allah proibì i cani in casa contenuta nel settimo numero di Mondo Islam (si può trovare online): “Ogni giorno la scienza scopre e sostiene la veridicità del profeta Muhammad. Lui vuole il bene per noi, vuole piena salute, per questo motivo ha proibito l’entrata dei cani nelle case e considera i cani animali impuri. Uno studio contemporaneo ha dimostrato che tenere i cani in casa provoca il cancro al seno”. Maometto fu profetico, insomma.

Un mondo in cui i cani sono vietati già esiste. E non è troppo lontano da noi. È un’ipotesi concreta. Tocca a noi difenderci, mettere dei paletti, rispettare in primis noi stessi e la nostra cultura, non abdicando a favore della cultura altrui. Difendere la nostra civiltà non è un atto di intolleranza. Intolleranza è semmai impedire che cittadini liberi vivano sul loro stesso territorio così come hanno sempre vissuto. Ed in compagnia dei loro amati cuccioli.

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