I cinquestelle fanno più eccezioni che regole. Si sono dotati di un proprio codice morale e deontologico, in forza del quale si sono presentati al popolo elettore quali modelli di integrità ed onestà, eppure essi hanno tralasciato di aggiungere che di codeste norme avrebbero fatto un uso arbitrario. In questi anni i grillini ci hanno riservato numerose prove di doppiopesismo. Sono giustizialisti con tutti meno che con loro stessi, quindi se un politico di qualsiasi partito viene indagato deve per ciò stesso dimettersi, prima ancora del processo e della eventuale condanna, in barba al principio sacrosanto della presunzione di innocenza; quando invece ad essere sotto inchiesta sono state le sindache pentastellate Chiara Appendino e Virginia Raggi, queste sono rimaste al loro posto.

A proposito della prima cittadina romana, è ufficiale oramai: ella si candiderà nuovamente al fine di completare la sua opera, che non può mica essere interrotta sul più bello. Ed ecco che un altro dogma giallo, fino ad ieri ritenuto granitico, viene infranto con un soffio e spazzato via. Addio dunque alla regola dei due mandati, oltre i quali l’attività all’interno delle istituzioni non si sarebbe dovuta spingere, secondo Grillo e Casaleggio, al fine di evitare di rendere la politica un mestiere, quando essa è semmai una missione da portare avanti al massimo per due quinquenni.

La metamorfosi da movimento a casta è compiuto, peraltro in maniera celere. Sarà stato il confort garantito dalla poltrona a favorire codesta trasformazione esibita oggi senza imbarazzo alcuno? Nel dicembre del 2017 Raggi, la quale è già al suo secondo mandato considerato che è stata consigliere comunale di opposizione allorché era sindaco Ignazio Marino, affermava sicura che non si sarebbe ricandidata come amministratrice della capitale. “In base alla regola dei due mandati direi che è no, del resto la regola è chiara e ce la siamo data”.

Quando, nell’autunno del 2017 il primo cittadino di Pomezia Fabio Fucci, eletto con il M5s, ha dichiarato che si sarebbe candidato volentieri per la terza volta, l’attuale ministro degli Esteri Luigi Di Maio commentò: “Abbiamo due, tre regole, e tra queste c’è quella dei due mandati che non si discute. Il sindaco di Pomezia non è in linea con il nostro regolamento e quindi si autoesclude dal movimento”. Sempre Gigi il 31 dicembre del 2018 digitava su Twitter: “La regola dei due mandati non si tocca. Né quest’anno, né il prossimo, né mai. Questo è sicuro come l’alternanza delle stagioni e come il fatto che certi giornalisti continueranno a mentire scrivendo il contrario”. Peccato che poi abbiamo scoperto tutti che a declamare frottole non sono i “pennivendoli”, come li chiamano i grillini, bensì proprio questi ultimi. Nel maggio del 2019 Davide Casaleggio in un’intervista rilasciata a Le Monde specificava: “Il limite massimo dei due mandati non è modificabile, abbiamo sempre detto che la politica non è una professione”.

Tuttavia, ormai ce li aspettiamo questi repentini mutamenti da parte dei pentastellati, che lo scorso agosto sono passati (da un giorno all’altro) dall’essere alleati della Lega ad essere innamorati del Pd, precedentemente definito da loro stessi “il partito di Bibbiano”, o “il male assoluto dell’Italia”. Dunque, il Raggi bis non stupisce più di tanto. Ciò che meraviglia piuttosto è il coraggio di Virginia di ripresentarsi al cospetto degli elettori. Sono da ammirare le persone che nutrono tale sconfinata fiducia nelle proprie chance o capacità. In questo Raggi è semplicemente straordinaria.

La sindaca funge così da apripista per tutti i cinquestelle adesso al secondo mandato i quali non intendono tornare ad una esistenza priva di privilegi, senza auto blu, tappeto rosso, stipendio stellare. L’unico grillino autentico e coerente – ci tocca riconoscerglielo – è colui che, in ossequio proprio alla norma ora calpestata, ha lasciato la carriera nei palazzi per concedersi una legislatura sabbatica andandosene in giro per il mondo, ossia Alessandro Di Battista. In qualità di pentastellatopuro, Dibba è un essere appartenente ad una specie in via di estinzione. Forse è stata la lontananza dai palazzi romani a conservarlo intatto, mentre i suoi colleghi si sono ideologicamente corrotti. Non dubitiamo che pure lui avrà tempo per recuperare e assimilarsi. L’uomo è ancora giovane.

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