Fingersi vittime di aggressioni omofobe sembra essere diventato un collaudato artificio per conquistare in un baleno la popolarità suscitando la compassione generale. Non è la prima volta che succede in questi mesi ma ci auguriamo sia l’ultima. Marlon Landolfo, 21 anni, e Mattias Fascina, 26, che lo scorso 19 settembre avevano pubblicato su Facebook un video in cui si dicevano bersagli di violenze verbali e fisiche “da parte di omofobi e fascisti” per essersi scambiati un bacio innocente e quindi per essere omosessuali, in verità non sono stati presi di mira poiché gay, bensì avrebbero partecipato attivamente ad una rissa scoppiata nel centro di Padova la notte precedente e dovuta probabilmente al consumo eccessivo di alcol.

Nel video in questione i giovani, che hanno ricevuto la solidarietà di politici e utenti della rete, si ripromettevano di scendere in piazza contro “la mascolinità tossica”, cosa che in effetti hanno compiuto pochi giorni dopo, coinvolgendo oltre 500 persone, profondamente toccate dall’ingiustizia che i ragazzi sostenevano di avere patito. Tuttavia di tossico in questa faccenda, a quanto pare, c’erano soltanto le frottole raccontate dai due persino in televisione. “Siamo stanchi di questo clima di intolleranza, discriminazione e odio, colpa delle politiche di estrema destra. Vogliamo una rivoluzione culturale, per questo manifesteremo”, aveva dichiarato Landolfo su Raiuno, definendosi “vittima di questa società patriarcale”.

Diversamente la pensano gli inquirenti che, dopo avere ascoltato i testimoni e studiato con attenzione le registrazioni delle telecamere di sorveglianza, hanno escluso categoricamente il movente dell’omofobia riguardo i fatti di quella notte. I sette partecipanti alla zuffa, incluse le sedicenti vittime, sono stati tutti condannati con decreto penale per rissa. Dunque non si trattò di agguato omofobo, macché, piuttosto di un pestaggio reciproco non innescato da motivi di carattere sessuale. Inoltre, il fascismo qui non c’entra un bel niente. Questo spiegò al Corriere del Veneto in quei giorni uno dei cinque accusati di omofobia: “Stavamo festeggiando il compleanno di un’amica, avevamo bevuto, camminando abbiamo incontrato questi ragazzi che non sapevamo essere omosessuali e uno di loro ha fatto una battuta per una felpa. Da lì sono iniziate alcune schermaglie verbali, però nessuno ha fatto allusioni sui gay. Anzi, dal nulla uno di loro ci ha urlato “omofobi”. Peraltro noi non abbiamo visto i due baciarsi, quindi come potevamo sapere che fossero omosessuali?”.

Va da sé che giornali e tv sposarono subito l’appetitosa versione di Landolfo e Fascina, proposti quali gay martiri, eroi, ragazzi-modello, esempi da seguire per il coraggio di denunciare le angherie sofferte. E come sempre il dito fu puntato contro l’opposizione, in particolare contro Matteo Salvini, capro espiatorio di tutto ciò che di spiacevole accade in Italia.

Nel maggio del 2020, a Milano, si era verificato un episodio analogo a quello avvenuto a Padova. Un cosiddetto influencer, tale Marco Ferrero, in arte Iconize, per essere invitato nello studio televisivo di Barbara D’Urso si era procurato un occhio nero dandosi un pugno con un surgelato e poi, ammaccato, aveva postato sui social la sua testimonianza, rivelatasi in seguito falsa da cima a fondo.

Il giovane narrava di essere stato malmenato in quanto gay da un gruppo di sconosciuti che lo avrebbero fermato una sera per chiedergli una sigaretta nel cuore di Milano, mentre egli passeggiava da solo il suo cane. Un piano studiato nel dettaglio per conquistare nuovi seguaci su Instagram e avere il proprio momento di gloria ricorrendo a quello che si sta trasformando in uno sport ufficiale nazionale: il vittimismo, ossia la lagna, meglio se condita con indignazione e presa di posizione politica. Nel piccolo schermo pare proprio che funzioni.

“È vero: ho inventato tutto. Mi prenderò una pausa pure dal web poiché per me è diventato una gabbia. Forse andrò in una clinica o mi rivolgerò ad uno psicologo. Domando scusa ancora una volta a tutti quelli che ho preso in giro”, aveva fatto sapere Ferrero, che su Instagram continua a mantenere 550 mila follower, i quali lo hanno perdonato, a quanto sembra.

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