di Marco Gervasoni

Gli auguri agli imperatori erano nell’antica Roma occasione per l’arte della devozione al potere e per il reclinamento del capo nei confronti dell’autorità. Il cristianesimo, giudicandola non a torto pratica pagana di sacralizzazione del potere (mentre per un cristiano il vero e unico potere è quello di Dio), lo bandì per qualche secolo, anche se con il Rinascimento esso riapparve e fu tutto un fiorire di auguri ai sovrani. Che nel Novecento si trasformarono in peana ai dittatori: da Mussolini e Hitler a Franco a Stalin a Mao, essi erano sempre occasione per sudditi e gregari di farsi notare e acquisire benemerenze, per implorare perdono di un eventuale tradimento, per mostrare che ora si era dalla loro parte della Guida.

Da notare: è la dimensione pubblica dell’augurio ad essere politicamente rilevante. A De Gaulle, De Gasperi, Churchill, gli auguri si rivolgevano prevalentemente in privato non nella pubblica piazza: cosa che avrebbero trovato discutibile.

Anche se Angela Merkel non è tecnicamente una dittatrice, chissà perché ci è venuto in mente questo leggendo gli auguri che Mara Carfagna oggi su «Huffingnton post » ha rivolto ad Angela Merkel. Auguri per cosa? L’assunzione della guida del semestre europeo, una cosa non di particolare rilevanza, ci si arriva a turno, è toccato persino al Lussemburgo.

Non sappiamo se l’ex ministra sia intima della Cancelliera tedesca tanto da rivolgerle auguri anche in privato. Ma quello pubblico rientra perfettamente nel ripiegamento di capo della tradizione imperiale romana e di quella imperiale moderna e novecentesca. La Merkel che salva l’Europa, il capo (o la capa?) dotata di visione. Mara reclina la testa e lo cosparge pure di cenere: confessa di essere stata «diffidente » a lungo verso la Luminosa. Capirai: nel 2011 Angela fu una delle protagoniste della caduta del governo di cui lei stessa faceva parte.

Ma ora quella pagina è stata voltata, anche se gli antichi avrebbero risconterebbero un po’ di ὕβϱις in una Mara che pensa sia stata Angela, l’imperatrice, a cambiare idea e a spostarsi sulle sue posizioni. Speriamo che nella traduzione tedesca il passaggio sia stato cassato. Come nei panegirici di propaganda antichi e moderni, l’augurio al Dux, anzi all’Imperatoror, coincide con quello di tutta la comunità: il corpo del capo è il corpo di tutti noi, e «fare gli auguri ad Angela Merkel è anche un modo di farli noi stessi», conclude Mara.

Non c’è augurio senza regalo, oltre alle commoventi parole. E questo sembra essere il voto favorevole della vice presidente della Camera al Mes, a cui Angela tiene tanto: cioè tiene tanto che l’Itala vi aderisca. Chissà perché? Fatevi una domanda e datevi la risposta. Marilyn Monroe entrò nella leggenda anche perché cantò al compleanno di Kennedy. Chissà se vi entrerà anche Mara per intonare, tra qualche giorno, il 17 luglio, giorno del genetliaco di Angela « alles gute zum Gerburtstag, meine Führerin  »

Marco Gervasoni

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