Sembrava nient’altro che una bambola Melania Trump, l’incarnazione dello stereotipo della figa con il cervello da gallina che mira ad accaparrarsi il milionario di turno a colpi di risatine stridule e outfit scollacciati. I media di tutto il globo l’hanno combattuta, tirando fuori persino vecchie fotografie in cui l’ex modella posava senza veli e sostenendo che la stessa fosse inadatta a ricoprire il delicato ruolo di first lady. Gli stilisti hanno fatto a gara nel dichiarare di non avere nessuna intenzione di vestirla, secondo i dettami imposti dal politically correct e dal conformismo dominante e sine nobilitate (ossia snob) appiattito sulla (presa di) posizione che il presidente degli USA, Donald Trump, sia uomo rozzo ed ignorante, un pericolo per la democrazia, e sua moglie una inconsistente smutandata.

Ma Melania, sebbene parli perfettamente cinque lingue, è rimasta in silenzio. Con uno stoicismo esemplare ha incassato ogni colpo. Non ha mai reagito, se non per difendere il figlio Barron, finito ingiustamente nel tritacarne mediatico, nonostante abbia solo 11 anni. La first lady appare quasi timida, non sgomita per apparire, non eccede per farsi notare. È moderata. Durante le occasioni ufficiali adempie ai suoi doveri in modo impeccabile, ma nello stesso tempo sembra anche che stare sotto i riflettori le pesi e che lo faccia solo per amore oltre che per senso di responsabilità.

La prima donna degli Stati Uniti non si è sforzata di dimostrare un bel niente né di farci cambiare idea sul suo conto, persuadendoci di quanto sia in gamba. Non ha fatto nulla per piacere, eppure con il suo atteggiamento riservato ed elegante sta finendo con l’innamorare il mondo intero. E non solo per i suoi look mozzafiato ed il suo contegno da regina. L’abbiamo ammirata fasciata in uno splendido tailleur bianco, firmato dal designer Michael Kors, con tanto di regale cappello a falde larghe in occasione della visita ufficiale del presidente francese Emmanuel Macron accompagnato dalla première dame Brigitte, e chissà come si staranno mordendo le mani quegli stilisti che si sono rifiutati di vestirla come se la first lady fosse stata colpevole di qualche orrendo crimine.

Melania sorride a tutti, persino a loro. In occasione della cena di Stato alla Casa Bianca sempre con il presidente Macron e la moglie, la signora Trump ci ha abbagliati con uno scintillante abito argentato, firmato Chanel Haute Couture, in omaggio ai suoi ospiti francesi. Ma ciò che più incanta di questa donna straordinaria non è il buon gusto nella scelta di cosa indossare, bensì quel garbo che la rende unica. Qualità che le sono riconosciute non solo dagli americani, che stanno diventando suoi accaniti sostenitori, ma in primis dal marito, che durante la cena le ha dedicato un brindisi solenne: “Grazie alla first lady d’America, assolutamente incredibile”. 

Melania Trump rappresenta la rivincita di tutte le ragazze avvenenti, troppo spesso giudicate in modo severo proprio a causa del loro aspetto esteriore. Come se Dio non potesse dotare una donna di una bella testa se le ha già regalato un corpo da urlo. Troppe doti concentrate in una sola persona non vengono digerite dagli osservatori. 

Top model di successo, abile imprenditrice, moglie devota, madre premurosa, figlia e sorella affettuosa, Melania, che non ama la vita mondana e predilige dedicarsi alla casa ed al figlio, sa vestire con classe sia i panni della classica casalinga, cucinando per il marito piatti tradizionali del suo Paese di origine, la Slovenia, sia quelli, imposti dal protocollo, di prima donna americana, restando sempre se stessa.

Melania, che visita scuole ed ospedali pediatrici ma rifiuta di diventare un’attivista fanatica, è riuscita addirittura nell’impresa – stimata da chiunque impossibile – di farci dimenticare la popolare, ecologica e social Michelle Obama (ed il suo orto bio di cavoli e cetrioli alla Casa Bianca), che oggi al suo confronto appare come una figura scolorita, nonostante la sua pigmentazione. Se Melania è stata odiata a priori, Michelle, prima donna afroamericana a varcare la candida dimora presidenziale, è stata amata ancora prima di ricoprire il suo ruolo, potendo contare su un formidabile curriculum vitae in cui, tra gli altri titoli, compare una laurea in legge conseguita ad Harvard.

Melania, a differenza di Michelle, non ha potuto puntare sulla pelle nera e ha dovuto lottare da subito contro il pregiudizio. Ha sostenuto il marito nella sua corsa verso la presidenza, ma nello stesso tempo ha sperato nel profondo del suo cuore che non vincesse, per non essere costretta a cambiare stile di vita, ad esporsi, ad esibirsi, ad essere continuo bersaglio della insostenibile cattiveria collettiva, lei che avrebbe voluto nient’altro che un’esistenza tranquilla. Le cose poi non sono andate come Melania avrebbe sperato, ma neppure come aveva immaginato: il mondo intero sta imparando ad amarla, e non per ciò che rappresenta, bensì per ciò che è. 

Articolo pubblicato su Libero 28 aprile 2018

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