di Fabrizio Maria Barbuto

Rita Levi Montalcini sosteneva: “Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla, se non la loro intelligenza”. Voi donne, a cavallo del vostro cervello, potete infatti ambire a scalare le vette più impervie del progresso individuale, ma non le frastagliate pendici del cuore di un parecchi uomini.

Quello è uno sport estremo nel quale non eccellerete mai, ma i cui fallimenti andrebbero interpretati come inversamente proporzionali alle vostre capacità intellettive: se in amore occupate le ultime posizioni della classifica, in acume conquistate il podio a pieno titolo.

Le donne intelligenti mettono in fuga gli uomini, ed a confermarlo è uno studio eseguito presso tre prestigiose università americane: la University of Buffalo di New York, la California Lutheran University di Thousand Oaks e la University of Texas di Austin.

Per l’esame sono stati chiamati a rapporto centocinque volontari, campione rappresentativo dell’intero genere maschile eterosessuale, ai quali è stato chiesto di immaginare la compagna ideale per un appuntamento romantico. La maggior parte degli uomini ha descritto una partner brillante e cerebralmente dotata, tuttavia, nel passaggio dalla teoria alla pratica, le cose hanno subito una netta sterzata.

Sottoposti ad un test di intelligenza, i volontari sono poi stati accoppiati con donne che avevano ottenuto un punteggio maggiore del loro, manifestando nell’incontrarle freddezza e scarso interesse nonché refrattarietà a condividerci il dialogo e la compagnia.

Il risultato dell’indagine, a giudizio degli studiosi, non concede margine di equivoco: l’uomo si irrigidisce dinanzi ad un’interlocutrice più assennata di lui, in quanto vi identifica una minaccia alla sua virilità da maschio alfa.

Finché a sfidare a braccio di ferro sono gli arti superiori, il trionfo è ben che sicuro, quando invece il muscolo su cui si fa leva per vincere è il cervello, l’eventualità di un k.o. atterrisce il cosiddetto sesso forte, poiché questi rifiuta l’idea di essere messo al tappeto da un avversario in tacchi a spillo.

Nonostante allo studio summenzionato sia da riconoscere un certo pionerismo, esso non rappresenta neppure la prima conferma alle teorie cui ha dato voce. Un’altra indagine pubblicata nel 2013 sul Journal of Personality and Social Psychology ha infatti corroborato i remoti sospetti femminili che la donna dotata di un alto quoziente intellettivo susciti nel genere opposto una sorta di timore: i trionfi mentali dell’ipotetica compagna causerebbero un’insanabile ferita all’autostima.

Morale della favola, se dopo innumerevoli tentativi in amore vi trovate costrette a confrontarvi con l’ennesimo fiasco, il fallimento potrebbe essere da imputare al vostro intelletto.

Se così fosse, capacitatevi che un piccolo uomo non ha in sé lo spazio sufficiente ad accogliere la vastità delle vostre virtù.

Dev’essere per questo che parecchie celebrità dall’elevato quoziente intellettivo comprovato condividono tra loro i pregressi sentimentali travagliati. Come Nicole Kidman (Q.I. pari a 132 punti), che ha trovato l’amore nel compagno Keith Urban dopo averlo cercato in tanti altri uomini prima di lui, senza risparmiarsi piccole e grandi sofferenze; o Sharon Stone (154), che cambia spesso compagni senza che essi l’aiutino mai a sentirsi più risolta di quanto non si senta da sola. Come loro anche Natalie Portman (140) e Cindy Crawford (156).

Se invece a cercare l’amore c’avete proprio rincunciato e vi siete rese promotrici del “quando arriva arriva”, anch’essa potrebbe essere un’affermazione di intelletto. Le donne sagaci tendono infatti a bastare a loro stesse e scelgono di condividersi solo con chi ritenuto meritevole della loro compagnia. In fondo, la logora teoria del “chi si accontenta gode” anima solo le personalità mediocri e dozzinali, le quali, consapevoli di non avere in sé le capacità per scavalcare le staccionate del recinto, si accontentano alla fine di ciò che racimolano entro i suoi confini.

Fabrizio Maria Barbuto

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