Mentre montava l’allarme intorno alla presenza in una palestra di Milano di un contagiato da variante indiana, molto più a Sud, ossia a Lampedusa, dove sbarcano ogni dì centinaia, talvolta migliaia di clandestini, spesso positivi al coronavirus, la variante indiana era già arrivata da settimane. Ad importarla sono stati migranti provenienti proprio da uno di quei Paesi, il Bangladesh, da cui è vietato l’ingresso in Italia per motivi sanitari. Dieci sono i clandestini bengalesi, pervenuti a Lampedusa, risultati positivi a fine maggio, come si legge sul Giornale di Sicilia. Trattasi appunto di casi di variante Delta, incrocio tra l’indiana e l’inglese, quella che ora sta destando maggiore preoccupazione. Dopo l’individuazione, i casi sono stati comunicati al Ministero della Salute, all’Istituto Superiore di Sanità e alla Regione. I clandestini in questione sono in isolamento a bordo di una nave quarantena a largo delle coste dell’isola, ovviamente a spese degli italiani.

Nelle settimane seguenti al loro approdo il numero di sbarchi è ulteriormente lievitato, quindi non solo non si può escludere, ma si può anche agevolmente desumere che i casi di variante Delta siano moltiplicati. Per di più tale variante si trasmette molto più facilmente rispetto alle altre e sappiamo che sui barconi si viaggia uno sull’altro e che all’interno delle strutture di prima accoglienza, a causa della presenza massiccia di immigrati, è impossibile mantenere il distanziamento sociale nonché rispettare le basilari norme igienico-sanitarie.

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