Siamo alle porte della più generale e grave crisi di fiducia nella storia della nostra Repubblica. Ma nessuno sembra respirare in questa aria asfittica, trattenuta nelle mascherine, il malcontento, la diffidenza, la rassegnazione imperanti, oltre che la rabbia che scaturisce appunto da tale miscela di sentimenti negativi.

Il peggio deve venire. Ciò che ribolle nella pentola a pressione presto esploderà travolgendo tutto.

La gente non si fida più dei media, i quali si sono concentrati unicamente sul virus privilegiando una narrazione all’insegna del terrorismo psicologico e assolutamente acritica, se non addirittura di spregiudicato sostegno nei confronti del governo, contravvenendo in tal modo ai doveri imposti dal ruolo e generando nel lettore, che si sente sia preso in giro che troppo spesso giudicato impietosamente , un inevitabile rifiuto verso tv e giornali. Già questo rappresenta un cancro in qualsiasi democrazia, dato che quanto più gli operatori della informazione sono liberi e godono di credibilità tanto più un Paese può dirsi civile e democratico.

Eppure questo non è tutto. La sfiducia riguarda pure i partiti tutti, di destra e di sinistra. Dal Movimento Cinque Stelle, che da anni continua a salvaguardare soltanto le poltrone alleandosi con chiunque e rinnegando ogni principio e affermazione, alla Lega, che attraverso il suo leader ormai ammaccato e sbiadito, Matteo Salvini, non fa altro che realizzare il contrario di ciò che dichiara, accrescendo il suo già elevato indice di inaffidabilità.

Aspetti confermatisi con la elezione, anzi rielezione, del presidente della Repubblica, evento che ha paralizzato per settimane in maniera crescente il dibattito pubblico per poi concludersi con il ritorno al punto di partenza. Che show penoso!

È sfiducia pure nei confronti degli scienziati che, forse affetti da “salvinite” acuta, proprio come il capo del Carroccio, proclamano tutto e il contrario di tutto con una presunzione imbarazzante e ormai senza alcun pudore si contraddicono che è una bellezza, o una bruttezza.

Lo scetticismo lievita altresì nei riguardi delle forze dell’ordine e forse questo è il fenomeno che più dovrebbe indurci a riflettere oltre che inquietarci, considerato che sono esse l’anello diretto di congiunzione tra cittadinanza e Stato. Abbiamo visto gli agenti vittime di insulti, offese, aggressioni anche terribili e inaccettabili, dal momento che si tratta di individui che lavorano al servizio dei cittadini per garantire sicurezza e ordine, rischiando la vita e qualche volta perdendola. Abbiamo assistito a manifestazioni in cui questi uomini e queste donne sono stati sommersi di accuse e ingiurie, eppure stavano semplicemente adempiendo ai loro doveri. Certo è che a non giovare alla costruzione di un clima di fiducia tra istituzioni e cittadini sono pure certi episodi di cui non vorremmo mai leggere né tantomeno vedere le immagini: ragazzini, studenti di liceo, minorenni presi a manganellate da soggetti adulti che potrebbero essere i loro padri, picchiati quindi a sangue, neppure fossero stati armati e pericolosi. Fotogrammi che indignano, stridono e colpiscono soprattutto se paragonati a quelli della notte di capodanno quando, sempre a Milano, in pieno centro, ossia in piazza Duomo, una decina almeno di ragazzine è stata vittima di terribili violenze, tra cui stupro e rapina, da parte di orde di immigrati riuniti in branchi sanguinari, extracomunitari che evidentemente si sentono impuniti e non temono la polizia, che pure era presente in quello stesso luogo. Il tutto, infatti, è avvenuto all’interno di un perimetro presidiato dalle forze dell’ordine, non in una periferia abbandonata, in un luogo desolato, irraggiungibile e remoto.

Va da sé che tutto ciò incrementa quel pericoloso sentimento di sfiducia il quale mina le basi della democrazia stessa. È tempo di riflettere seriamente su quanto sta accadendo allo scopo di cambiare rotta e tentare di salvare almeno il salvabile.

Finché, noi tutti, addetti ai lavori, giornalisti, politici, eccetera, non dimostreremo il coraggio e l’onestà di ammettere che la colpa è anche nostra, non ne usciremo.

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