Un nastrino nero come immagine del profilo in segno di lutto. È così, in silenzio, che giunge e viene annunciata nella sua patria, ossia in Bulgaria, la notizia della tragica dipartita di Natalia Beliyova. A farlo è una delle nipotine, Nati B., la quale su Facebook a chi le domanda chi sia morto risponde senza altro aggiungere: “Mia nonna Natasha”. Nulla di più. Neppure una parola sul gesto eroico compiuto da questa signora di 57 anni – di cui tutti ci dimenticheremo -, che ha perduto la vita soffocata dai fumi e in mezzo alle fiamme dopo averla salvata a due coniugi, di 88 anni lui e 85 lei, di cui Natalia si prendeva cura da un bel pezzo.
È accaduto tutto verso le 5 del mattino di ieri, in una villetta sita a Battipaglia, in provincia di Salerno. Mentre il cielo fuori andava via via schiarendosi e dai recessi bui della notte affiorava il pallido barlume dell’alba, nella camera da letto degli anziani una stufetta, lasciata accesa e malfunzionante, ha generato una scintilla che ha dato fuoco alla coperta fatalmente vicina, stando alle prime ricostruzioni. In pochi secondi è divampato un indomabile incendio che ha avviluppato tutta l’abitazione. Non si è arresa né demoralizzata Natasha, nonostante la brutta asma della quale soffriva. Si è fatta largo tra le lingue di fuoco che bramavano impazienti di divorarle le membra e con tutta la forza che aveva nel corpo ha preso in braccio prima una e poi l’altro, mettendo in salvo i suoi datori di lavoro. Poi si è affrettata a telefonare alla figlia di questi ultimi, la quale a sua volta ha allertato i pompieri. “I tuoi genitori stanno bene”. Un attimo. Dopo la donna è sparita di nuovo nel rogo.
Si è fatta coraggio e si è lanciata nel cuore di quella palla incandescente per recuperare qualcosa. Forse i suoi risparmi, frutto di grossi sacrifici, di una esistenza trascorsa lontana dai suoi cari, in terra straniera, o forse un oggetto prezioso, un ricordo, una cosa, una dannatissima cosa che Natasha non voleva, non poteva, perdere, anche a costo di perdere la vita nella maniera più atroce che si possa immaginare.
Natalia Beliyova ha lo sguardo spento, umido e rassegnato come quello di chi ne ha viste e passate troppe. Ha il fisico possente e stanco di chi alle fatiche è abituato e quindi non se ne lamenta. Due braccia robuste e sicure per reggere i pesi quotidiani. Sulla sua foto-profilo campeggia rosa la scritta: “Andrà tutto bene”. Ma gli occhi di Natalia Beliyova non sembrano affatto crederci. Tuttavia, alla signora appare giusto fingere di crederci, lei che se lo ripete da anni, anzi no, diciamo pure da decenni, che alla fine, sì, alla fine, andrà tutto bene.
“Andrà tutto bene”, Natalia Beliyova, ad esempio, lo ha pensato. Anzi no, è stato proprio l’ultimo dei suoi pensieri, forse il penultimo. Lo ha pensato quando è corsa in casa per riafferrare quella cosa, preziosa almeno per lei, che forse non sapremo mai cosa diavolo fosse. È andata bruciata, è andata smarrita insieme a Natasha. Trasformata in cenere. Nessuno è in grado di comunicarci se Natalia Beliyova stringesse tra le mani, quando è stata trovata dai vigili del fuoco, quella cosa per la quale, a suo avviso, valeva la pena di rischiare, di morire, o se la badante stesse tentando ancora di farsi largo in quell’inferno allo scopo di spingersi fino a lì, dove custodiva tutto ciò che ella aveva, tutto ciò che contava.
“E che cosa sarà mai?”, si chiede oggi la gente curiosa. Una lettera d’amore? Una fotografia? I documenti? I contanti? La catenina d’oro tramandata di madre in figlia? Un paio di scarpe? L’elenco potrebbe pure essere infinito e il risultato sarebbe sempre il medesimo: nulla che valesse il pericolo di crepare soffocata dal fumo e arsa viva.
Ciò che conosciamo è che quanto Natasha aveva da recuperare era più importante della sua propria pelle, però non più importante della pelle dei signori di cui si occupava amorevolmente, notte e giorno, giorno e notte. Ella ha innanzitutto estratto da quella trappola mortale i due vecchietti, i quali non hanno riportato neppure un graffio tanto è stata repentina, agile e risoluta la signora. Era nonna pure lei, era mamma, era zia, era sorella Natalia Beliyova. Sgobbava in Italia e inviava qualche soldo ai familiari. Per se stessa teneva quasi nulla. Quel nulla che per lei era tutto.