I progressisti, ultimamente, sono alle prese con l’equilibrismo. Sono inconciliabili le due posizioni da loro difese: da un lato, essi intendono mantenere vivo l’allarme relativo al coronavirus e accusano di “negazionismo” chiunque, dotato di buonsenso, non si lasci contagiare dal verbo del terrore invitando ad una analisi razionale dei dati; dall’altro, seguitano, nonostante quella che considerano una deflagrante emergenza sanitaria, a sostenere la necessità di accogliere clandestini a iosa, i quali provengono proprio dai Paesi in cui l’epidemia è fuori controllo.

Al fine di sciogliere queste evidenti quanto imbarazzanti contraddizioni i giallorossi ritengono, e lo hanno ripetuto in queste settimane, sfidando evidenza e cronaca, che i migranti non siano affatto positivi al Covid e che quindi aprire braccia e porti a flotte di extracomunitari non rappresenti un pericolo per un Paese, quale l’Italia, che ha quasi del tutto annientato il corona, pagando lo scotto di una paralisi prolungata del proprio sistema economico con annessi e connessi.

Giusto per rinfrescarci la memoria, la deputata Maria Elena Boschi ha affermato senza fare una piega che siamo stati noi italiani a portare il virus cinese in Africa. Ma di peggio ha fatto l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, candidato del Pd in Puglia, che su Facebook ha pubblicato una teoria interessante. Secondo il dotto scienziato, “i virus sono individui (sic!) esigenti: se proprio devono viaggiare, preferiscono farlo in prima classe piuttosto che sui barconi”.

Frasi che fanno rabbrividire, tanto più ove teniamo in considerazione che colui che le ha pronunciate dovrebbe essere uno stimato esperto. Pure la stampa contribuisce ad imporre questa prospettiva: gli immigrati sono meno contagiosi degli italiani. È il messaggio che abbiamo letto sabato mattina su qualche quotidiano nazionale. Eppure preme, per amor del vero, porre in luce alcuni elementi.

Sempre sabato sono stati eseguiti quasi 100 mila tamponi, precisamente 99.108, e di questi sono risultati positivi soltanto 1.444, ossia l’1,4%. Il giorno precedente tale percentuale era stata di 1,5%. Numeri incoraggianti, che indicano che, sebbene non pochi vacanzieri tornino a casa infetti, probabilmente a causa della mancata o scarsa osservazione delle regole anti-covid, gli italiani in generale rispettano le norme e l’Italia è ormai un Paese sicuro (peraltro il 73% dei contagiati è asintomatico).

Ciò che preoccupata è semmai la percentuale di contagiati tra coloro che sbarcano illegalmente sul nostro territorio: il Viminale ha reso noto che dei 6.371 tamponi fatti ai clandestini pervenuti in Sicilia dal primo giugno il 3,98% è stato positivo. La differenza è schiacciante e vogliamo sottolinearla: su quasi 100 mila tamponi fatti ai cittadini italiani soltanto 1,4% è positivo, su 6.371 eseguiti sui migranti quasi il 4% dà esito positivo.

Tuttavia, vogliono farci credere che quelli che arrivano sulle nostre coste da Africa ed Asia siano soggetti sani, che scappano dalle guerre e dalla fame, narrazione in voga da anni, i quali non possono costituire un rischio per la sanità pubblica italiana. Frottole! Le statistiche sono inconfutabili, quantunque certi organi di informazione tentino di offrirne una lettura viziata.

Purtroppo, la non gestione del fenomeno migratorio, protratta a oltranza, e l’accettazione di codesta prassi illegale la quale prevede la sistematica violazione delle frontiere nostrane implicano problematiche di ordine pubblico e di sicurezza, oggi pure di tipo sanitario, che non possiamo più ignorare, ma che pure il governo Conte si ostina a negare, impegnandosi a mantenere questo stato di cose: avanti tutti, l’Italia sventola bandiera bianca.

Chi cerca di imprimere una svolta viene combattuto, basti guardare ciò che stanno subendo Matteo Salvini, a breve processato per avere protetto i confini compiendo il suo dovere in qualità di ministro dell’Interno, e il governatore siciliano, Nello Musumeci, il quale sabato ha denunciato lo sbarco a Lampedusa di oltre 600 migranti in appena 24 ore e domenica notte di altri 500. Forestieri che, quantunque non giungano tutti positivi al covid, è facile che si infetteranno negli hotspot in cui stanno ammassati come sardine, in condizioni incompatibili con umanità e civiltà, e dai quali – sovente con una positività certificata – fuggono, aggredendo polizia e militari e diffondendo il contagio al di fuori delle strutture in cui sono accolti.

È disonesto mistificare la realtà dicendo che “solo il 4% dei migranti è positivo al covid” e nello stesso tempo fomentare il panico parlando di “contagiati in aumento in Italia”, quando si tratta in verità dell’1% su decine e decine di migliaia di test.

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