Il governo dei rinvii e delle proroghe ce l’ha fatta, sebbene non a luglio come aveva promesso. Dal 4 novembre e fino al 31 dicembre chi ha già acquistato dal 4 maggio scorso in poi una bicicletta o un monopattino contando sugli incentivi statali, dopo essersi registrato sul sito del ministero dell’Ambiente, potrà caricare la fattura o lo scontrino elettronico per essere rimborsato con un accredito del 60% della spesa sostenuta e fino ad un massimo di 500 euro, quattrini che verranno riversati sul suo conto corrente entro 10-15 giorni dalla domanda. Coloro i quali invece non hanno ancora comprato questo genere di mezzi potranno richiedere il buono mobilità che vale come sconto (sempre del 60%) sul prezzo del prodotto al momento dell’acquisto.

Il problema però adesso è un altro: il bonus, che verrà erogato fino all’esaurimento dei fondi stanziati, ha una disponibilità complessiva di 210 milioni di euro (in origine erano 120) e non tutte le persone che hanno già portato a casa una bici, un monopattino o un altro mezzo a propulsione elettrica di quelli ammessi nel decreto, fidandosi di Conte & Co., dunque sapendo che poi avrebbero beneficiato del rimborso, potranno essere indennizzate.

Il buono viene erogato inoltre secondo l’ordine temporale di arrivo delle domande. E questo elemento lascia facilmente presagire che il 4 novembre la piattaforma per le richieste sarà praticamente preso d’assalto dai cittadini che tenteranno di accreditarsi prima degli altri al fine di ottenere ciò che l’esecutivo aveva garantito. Il ministro dell’Ambiente Sergio Costa esclude che qualche cittadino resti insoddisfatto ed escluso. Ma si tratta più di un augurio che di una assicurazione se teniamo conto del fatto che dai primi di maggio c’è stato un vero e proprio boom di vendite di bici e monopattini. Soltanto nel primo mese di applicazione del bonus sono state comprate 540 mila bici, come ha reso noto Confindustria Ancma, Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori. A giugno e luglio le vendite hanno visto un ulteriore incremento.

A temere che le risorse siano insufficienti sono pure venditori e rivenditori che dovranno anticipare il buono applicando uno sconto del 60% al momento dell’acquisto del mezzo da parte di coloro che si presentano in negozio con il bonus. Codesto rischio è stato denunciato altresì da Confindustria. Dunque, sia chi ha comprato sia chi venderà potrebbe incorrere in una fregatura, quantunque dai piani alti affermino che questa ipotesi non si verificherà.

Mentre incoraggiava il ricorso ai mezzi a due ruote ecologici mediante incentivi economici, il governo non si preoccupava di rendere l’Italia un Paese idoneo all’uso, peraltro diffuso, della bicicletta. Manca una infrastrutturazione ciclabile sia nelle grandi città che nelle piccole. E da maggio sulle strade della penisola è il caos: i monopattini sfrecciano tra le automobili, sia a destra che a sinistra, addirittura in autostrada, dove sarebbe vietato, le bici circolano sul marciapiede, si viaggia in due o tre su mezzi che sono collaudati per una sola persona, senza il minimo rispetto delle regole. È una giungla, dove gli incidenti, anche gravissimi e addirittura mortali, sono sempre più frequenti.

Come se non bastasse le novità introdotte nel Codice della strada, che costituiscono una riforma dello stesso, autorizzano i ciclisti a pedalare contromano, cosa prima vietata. Il testo del disegno di legge di conversione del decreto “Semplificazioni”, a giudizio dell’Asaps, Associazione sostenitori e amici della Polizia Stradale, ha lo scopo di “tutelare gli utenti più deboli come i pedoni e i ciclisti”, ma sembra piuttosto che consegni loro la licenza di uccidere e farsi uccidere. L’assenza di adeguate piste ciclabili è stata compensata maldestramente consentendo a chi ricorre alla bici di essere il padrone della via e di fare il pirata. E pensare che queste misure sono frutto della esigenza di contenere il contagio da coronavirus favorendo forme autonome di mobilità, evitando così i morti di covid-19, tuttavia incrementando quelli da sinistri stradali.

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