Cosa stia accadendo al vicepremier Antonio Tajani non ci è dato saperlo, ma destano preoccupazioni certe sue uscite e determinate posizioni contorsionistiche che egli assume mettendosi di traverso al governo di cui pure fa parte integrante e che piccona mattina e sera, rincorrendo la sinistra di Conte, di Schlein e dei Verdi, i quali sempre più gradiscono le idee progressiste del ministro degli Esteri. Come quella sulla cittadinanza.
Secondo Tajani le leggi attualmente in vigore sono ingiuste e andrebbero superate perché l’Italia ha esigenza di stare al passo con i tempi, dunque, a suo avviso, la possibilità di chiedere e ottenere la cittadinanza andrebbe concessa a 16 anni e non a 18, come prevede oggi la normativa. Norme, sia ben chiaro, che funzionano e che non sono discriminanti, basti considerare un dato: l’Italia è il Paese europeo che concede più cittadinanze, oltre 130 mila all’anno, superando Francia e Germania.
Dunque quale esigenza c’è di cambiare le regole, tanto più ove teniamo conto del fatto che attribuire la cittadinanza a 16 e non a 18 anni non cambia nulla, insomma non incide minimamente sulla vita dei ragazzi stranieri, i quali godono già dei medesimi diritti di quelli italiani?
La cittadinanza conferisce solo i diritti politici, che comunque possono essere esercitati soltanto al compimento del 18esimo anno di età.
Tuttavia, Tajani ne ha fatto una questione di vita o di morte. Probabilmente per emergere quale politico illuminato e moderato ben distante da quelli che vengono dipinti dai media di sinistra quali fascisti e razzisti, ovvero i suoi alleati. Insomma, Tajani mira a conquistare la sinistra e trascura il fatto che gli elettori di Forza Italia non hanno votato il partito di Berlusconi per ritrovarsi uno pseudo Elly Schlein al governo o perché venissero portate avanti le inutili e sterili battaglie dei radical-chic.
Tajani pare avere la memoria corta e mutare troppo facilmente idea, addirittura con una disinvoltura disarmante. Soltanto due anni fa, ovvero il 7 luglio del 2022, egli dichiarava in modo solenne: “Il M5s fa i capricci. Il Pd cerca di far passare proposte ideologiche e divisive come lo ius scholae che non sono nell’agenda di questo governo di unità nazionale guidato da Draghi. Irresponsabili sulla pelle degli italiani”. Oggi, invece, proprio egli è divenuto promotore dello ius scholae, sebbene questa misura non fosse nel programma della coalizione di centrodestra. Non possiamo non domandarci se Tajani ritenga se stesso “irresponsabile sulla pelle degli italiani” dal momento che “cerca di fare passare proposte ideologiche e divisive come lo ius scholae che non sono nell’agenda di questo governo”.