Il web è stato la loro culla ed ora si è trasformato nel loro rifugio. I pentastellati, consapevoli di avere tradito gli elettori sebbene non lo ammetteranno mai, si tengono alla larga dalle piazze, che non erano più in grado di riempire già prima dell’epidemia, e inventano un nuovo luogo della politica: l’agorà virtuale, ambito in cui incontrare e confrontarsi con gli italiani senza rischiare di essere sommersi di insulti e pomodori. E non per niente i cinquestelle definiscono codesti habitat “sicuri”.

Il tour virtuale, che proseguirà fino a fine agosto, ha preso il via dalla Basilicata il 15 giugno alle ore 21, poi è stata la volta di Calabria, Trentino Alto Adige e Lombardia e, ieri sera, la quinta tappa: Umbria ed Emilia Romagna. Eppure nessuno in Italia sembra essersene accorto.

L’obiettivo – si legge sul blog delle stelle – è quello di “informare i cittadini sui provvedimenti adottati durante l’emergenza sanitaria e sulle iniziative per la ripartenza”. Se fossero faccia a faccia con gli elettori, come usano fare Giorgia Meloni e Matteo Salvini, pioverebbero insulti, dal momento che non sono pochi gli abitanti della penisola che ancora aspettano i soldi della cassa integrazione e non se ne fanno un bel niente del bonus vacanza. Ma, grazie al cielo, lo schermo del pc salvaguarda i grillini dal pericolo di cozzare contro un malcontento che ha raggiunto oramai il picco storico e che, come una bomba ad orologeria, da un attimo all’altro potrebbe esplodere.

Evitare i bagni di folla consente ai seguaci di Grillo e Casaleggio di prolungare ad oltranza la loro pantomima (che è pure la loro agonia), di raccontare ancora che hanno fatto tanto per il Paese e che seguiteranno a fare, che gli elettori sono dalla loro parte e che il governo gode del sostegno popolare. Tutte balle!

È bastato che Giuseppe Conte qualche settimana fa mettesse il naso fuori dal palazzo, giusto il tempo di bere un caffè, per essere aggredito verbalmente dalla massa rabbiosa. “È incredibile”, commentò il foggiano stupefatto. Troppo forte il trauma provocato dall’impatto con la urticante realtà per un uomo megalomane quale egli è, convinto di essere Winston Churchill. Alla stampa non sfuggì l’incongruenza tra ciò che alcuni sondaggi vorrebbero farci credere, ossia che il premier riscuota la simpatia del 61% dei cittadini (minimo), e ciò che si verifica per strada allorché questi ultimi intravedono in lontananza l’avvocato del popolo, che cammina fiero e impettito, con immancabile pochette, certo di essere un brillante statista, amato ed osannato dalla sua gente. Pia illusione!

Le priorità degli eletti del M5s adesso sono: durare il più possibile ed eludere il contatto con il pubblico votante, vis a vis che potrebbe rivelare la debolezza non soltanto del movimento ma dell’esecutivo tutto. Quindi ben vengano le manifestazioni in rete, dove fotografi e giornalisti non arrivano per immortalare lo spazio rimasto vacante e fare la cronaca di un flop.

Il coronavirus è caduto su questo governo e sui cinquestelle come cacio sui maccheroni. Ne ha messo ancora più in risalto limiti, incompetenza, mancanza di preparazione, faciloneria, eppure ha permesso loro di affondare ancora più profondamente gli artigli nella cosa pubblica, avvinghiandosi alle poltrone quasi con ferocia, di rimandare tutto ciò che si può rimandare ma anche ciò che non si potrebbe: votazioni, elezioni, provvedimenti, interventi, delibere. Ha permesso altresì all’esecutivo prima di estromettere del tutto l’opposizione e di legiferare incontrollatamente, poi di ostacolarla, cosa che tuttora accade, allorché essa cerca di dare voce al malessere di categorie abbandonate come ristoratori, cassaintegrati, nuovi disoccupati, albergatori, imprenditori, manifestando nelle piazze. Le piazze, appunto, quelle reali.

Articolo pubblicato su Libero il 30 giugno del 2020

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