Vorrei segnalarvi un piccolo e divertente caso. Nel luglio del 2018, fresco fresco di nomina, Giuseppe Conte rilasciò un’intervista (la prima in qualità di premier) al Fatto e, oltre a dirsi di sinistra ma “ravveduto” nei confronti del Pd con cui ora governa, specificò che in occasione del referendum costituzionale del 2016 votò “convintamente no”: il Pd, il cui segretario in quel periodo era il presidente del Consiglio Matteo Renzi, voleva riformare la Costituzione, Conte ne era disgustato, in quanto per lui la Costituzione non si tocca.
Bene. A meno di due anni da questa dichiarazione la situazione si è del tutto ribaltata: da un lato, Giuseppe negli ultimi mesi non ha fatto altro che calpestare la Carta eludendo il Parlamento; dall’altro, Renzi gli ha ripetuto che “un premier non può cambiare la Costituzione con proprio decreto”, comprimendo le libertà fondamentali che “non possono essere messe in discussione” e gli ha ricordato più volte che la Costituzione è inviolabile e perfetta.