In tre mesi abbiamo perso 500 mila posti di lavoro. A noi è andata peggio rispetto a molti altri Paesi che hanno fatto i conti con la pandemia. Torniamo indietro di ben 10 anni. Lo rende noto l’Ocse in un rapporto presentato ieri. Nei 37 Stati che fanno parte dell’Ocse il tasso di disoccupazione è passato dal 5,3% di gennaio all’8,4% di maggio.
La crisi sanitaria si è trasformata in crisi economica. E nei prossimi mesi la situazione è destinata a peggiorare, soprattutto con lo sblocco dei licenziamenti che scatterà a fine anno. L’epidemia, stando ai numeri, ha avuto sul mercato del lavoro un effetto addirittura peggiore rispetto alla crisi economica del 2008. Oltre alla perdita di posti di lavoro c’è stato un crollo del numero di assunzioni. Insomma, il mercato è attualmente paralizzato.
A patire la situazione sono in particolare le donne e i ragazzi, i lavoratori a basso salario e part-time nonché gli autonomi. La disoccupazione giovanile è passata dall’11,2% di febbraio al 17,6% di maggio.
Manca un piano concreto per la ripartenza e la ricostruzione di un Paese ormai in ginocchio. Abbiamo riposto tutta la nostra speranza nei soldi del Recovery Fund che arriveranno (forse) alla fine del 2021. Ma ci tocca rimetterci in moto in qualche maniera ora, tracciando un percorso e non navigando a vista o procedendo a fari spenti, come fa il governo, che rinvia e proroga tutto.