No, non è affatto uno scherzo né una bufala. L’ha detto davvero e la cosa più assurda è che Ilaria Salis, neodeputata europea candidata dai suoi angeli custodi della sinistra radicale Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli allo scopo dichiarato di salvarla dalla galera, è assolutamente convinta della efficacia e della utilità della sua proposta: le carceri sono sovraffollate? Bene, qual è il problema? Basta chiuderle, eliminarle, svuotarle e non adoperarle più.

La maestra Salis ha partorito questa perla di saggezza dopo avere visitato il carcere di San Vittore, che deve averle ispirato pensieri illuminati. E poi dicono che la galera sia inutile… Ci consola sapere che a Bruxelles abbiamo un esponente italiana di questo calibro, di cui ingiustamente i parlamentari europei di altri Stati membri ci fanno notare che, oltre alle quattro condanne passate in giudicato in Italia, ha in Ungheria un processo sospeso proprio per effetto della sua elezione per reati piuttosto gravi e alquanto scomodi per chi lavora all’interno di una istituzione.

Ma a noi cosa ci frega? Salis è salva, per ora, e può spiegarci la vita e aiutarci a migliorare la società e il mondo intero, magari partendo proprio da questo: la chiusura degli istituti di pena. Roba superata. Roba antica. I criminali stiano liberi. Quanto alle vittime che domandano giustizia, a Ilaria pare importare poco di queste ultime. Le vittime per la sinistra non contano, contano i vittimismi.

Salis, del resto, è la stessa che qualche settimana fa ha dichiarato che l’occupazione abusiva delle case andrebbe resa legale, sempre per risolvere il problema delle occupazioni. Insomma, è sufficiente abolire la proprietà privata e rendere pienamente legale la condotta di chi entra con la violenza in casa nostra per stabilirvisi al posto nostro. Diamogli direttamente le chiavi e andiamo a dormire in strada. E mi raccomando: prendiamo le nostre cose senza disturbare il nuovo inquilino, che dovrà pure riposare dopo averci spodestati.

Non è la prima volta che i progressisti ci deliziano con i loro suggerimenti arguti. Di questi giorni, ad esempio, è la notizia che l’istituto comprensivo di Salice Salentino e di Guagnano, provincia di Lecce, ha imposto l’uso, a partire dall’anno scolastico 2024/25, del grembiule verde, mettendo al bando quello azzurro e quello rosa, giudicati sessisti. Insomma, con il verde si intende favorire la parità dei sessi, l’uguaglianza e l’inclusione sociale, debellando altresì gli stereotipi di genere, come ha spiegato il dirigente scolastico Michele Serra.

Del resto, la sinistra ritiene che l’emancipazione femminile dipenda dall’uso (obbligato) di declinare qualsiasi sostantivo al femminile, distorcendo la lingua italiana, dunque perché mai non dovremmo credere che un grembiule possa avere tali effetti?

E cosa dire della convinzione di contrastare il cambiamento climatico con il monopattino, che per ora ha prodotto soltanto morti e caos su strade e marciapiedi senza migliorare la qualità dell’aria? E dell’idea di “abolire la povertà” con il reddito di cittadinanza, che però ha fatto aumentare sia poveri che disoccupati? E del tentativo di debellare un virus soffocando ogni libertà inviolabile dell’essere umano?

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