In una lettera, datata lunedì 26 agosto e indirizzata al presidente Jim Jordan e alla commissione giudiziaria della Camera, Mark Zuckerberg, fondatore di Meta, azienda che riunisce Facebook e Instagram, ha ammesso di avere subito ripetute pressioni dall’amministrazione Biden-Harris, andate avanti per mesi, affinché Meta censurasse sulle sue piattaforme social informazioni relative al coronavirus e anche oppositori politici. Zuckerberg si è detto profondamente rammaricato di avere collaborato con l’amministrazione Biden-Harris, ovvero di avere ceduto alle soffocanti pressioni di cui è stato vittima il suo team, aggiungendo di ritenere che tale condotta del governo sia stata sbagliata e che sia stato un errore non essere stati più trasparenti.

Davvero il popolo statunitense è pronto a votare a favore di un’altra amministrazione democratica guidata stavolta dalla vice di Biden, quella stessa Kamala Harris che non disdegna affatto la censura e che in pubblico si fa paladina di ogni libertà che di nascosto calpesta?

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