Pensavamo di averle viste tutte e di tutti i colori ma ancora i nostri occhi non avevano potuto ammirare il monumento dedicato alla porchetta eretto in piazza San Giovanni della Malva, nel rione di Trastevere, cuore di Roma, con il patrocinio del Comune e dei ministeri dei Beni Culturali e del Turismo. Nulla di più trash esiste sull’intero pianeta. La statua in travertino, che raffigura un maiale arrostito (manca solo il contorno di patate ché è la morte sua) e pure dissezionato è stata inaugurata la scorsa settimana dal presidente del Municipio Roma 1 Sabrina Alfonsi e dall’assessore alla Rigenerazione urbana del municipio medesimo Giuseppa Urso, entrambe del Partito democratico.
L’intenzione di Alfonsi e Urso, la quali hanno voluto che l’opera, dall’incomprensibile titolo “Dal panino si va in piazza” e realizzata dalla “Rome University of Fine Arts”, venisse ivi posta era quello di celebrare una tradizione culinaria romana, ossia quella di consumare il cibo in compagnia e all’aperto. Peccato che la scultura non trasmetta affatto questo senso di convivialità e di allegria. Essa, infatti, consiste in una bestia ammazzata, che giace inerme su un tavolo, con la bocca aperta, cotta e fatta a pezzi. Una immagine cruenta, che disturba lo sguardo dei passanti, adulti e bambini.
È vero, la porchetta viene consumata in abbondanza nella capitale, tuttavia un conto è metterla tra due fette di pane, un altro è farne un altorilievo da piazzare nel centro della solenne e magnifica metropoli che fu capitale dell’Impero Romano. Immaginiamo la costernazione dei turisti che un momento prima osservano a bocca aperta le splendide opere dell’Antica Roma e un attimo dopo, all’improvviso, svoltato l’angolo, incappano nell’obbrobrio edificato dal Pd. Si tratta dello stesso Pd che, sotto il governo Renzi, in occasione della visita del premier iraniano Rouhani, coprì i nudi capitolini per non urtare la sensibilità del presidente musulmano, Pd che lo scorso anno non era contrario alla rimozione della statua del giornalista Indro Montanelli, sita all’interno dei giardini milanesi intitolati proprio al fondatore de il Giornale, accusato di avere comprato e sposato una ragazzina eritrea di 12 anni durante l’aggressione del regime fascista all’Etiopia. La sinistra italiana, la quale ha sostenuto il violento movimento dei Black Lives Matter che negli USA ha abbattuto importanti monumenti storici, come quello a Cristoforo Colombo in quanto questi sarebbe emblema del genocidio dei nativi americani e della schiavitù dei neri, mira alla sostituzione del nostro patrimonio culturale. Essa vorrebbe cancellare la nostra storia, ritenuta vergognosa, nascondendo o polverizzando effigi secolari di straordinaria bellezza, per poi rimpiazzarle magari con il suino allo spiedo.
E forse non dovrebbe stupirci tutto ciò considerando che questa è la Roma di Virginia Raggi, dove i bus prendono fuoco con i passeggeri a bordo, le strade crollano, gli alberi stramazzano al suolo al primo colpo di vento, i gabbiani mangiano i ratti, che a loro volta si nutrano di rifiuti condividendoli con i cinghiali. Cosa diranno Emanuele Fiano e Laura Boldrini di questa nuova opera statuaria di cui si è arricchita la capitale? Essi condussero una vera e propria battaglia nel 2015 perché venisse rimossa la scritta “Mussolini Dux” dall’obelisco del Foro Italico, al fine di ripulire le strade italiane dal fascismo. Magari le ripulissimo pure dal cattivo gusto, come quello di cui si sono rese autrici Alfonsi e Urso.
Intanto la Lega Anti-Vivisezione ha chiesto la rimozione immediata della porchetta, poiché “l’infelicissima statua offende la sensibilità di circa trecentomila romani vegani e vegetariani che in essa vedono un insulto al valore della vita degli animali esseri senzienti e al loro sacrificio forzato”.