di Fabrizio Maria Barbuto

Tutti abbiamo sentito parlare di gemelli siamesi, ma siamo abituati ad approcciare con la loro realtà da una prospettiva distante e poco empatica: vorremmo saperne di più non tanto della loro dimensione emotiva, quanto di quelle deformità che li condannavano ad esibirsi nei circhi degli orrori, aggiungendo la beffa della derisione al danno di una natura efferata.

Benché si abbiano notizie di fratelli congiunti sin dalla notte dei tempi, la biologia non è ancora stata in grado di trovare risposte scientifiche su cosa avvenga nel grembo materno durante una gestazione in cui i feti si uniscono. Le ipotesi più accreditate, per l’appunto, restano solo congetture: una di esse ritiene che l’evento dipenda alla divisione tardiva dell’embrione, un fenomeno di notevole eccezionalità che riguarda circa un parto ogni 120mila. E benché la stragrande maggioranza dei casi culmini nel decesso anzitempo (il 75% dei nascituri non sopravvive) vi sono eccezioni così rare da aver fatto storia…

Santina e Giuseppina Foglia furono le prime gemelle siamesi ad essere separate in Europa. L’intervento di scissione ebbe luogo nel 1965 e durò ben 10 ore. Proseguirono le loro esistenze da individui indipendenti, pur incontrando qualche ostacolo ad acquisire la piena motilità del corpo. Santina si sposò ma non ebbe figli: condividendo con la sorella parte dell’apparato genitale, le fu impossibile dare riscontro ai suoi propositi di maternità.

I gemelli Tocci, invece, si opposero a qualsiasi tentativo di divisione da parte dei medici. A mostrare refrattarietà, invero, furono i genitori, intravedendo nell’handicap della discendenza un modo per arrotondare gli incassi: Giacomo e Giovanni venivano infatti sfruttati quale fenomeno da baraccone, e l’interesse al loro caso non fu circoscritto alla platea di un tendone: sul finire del 1800, la cronaca mondiale, scrisse della loro situazione, tanto da tramandare ai posteri i dettagli relativi ad un corpo a due teste, due colli e due gabbie toraciche, del quale vi sono ancora i dagherrotipi d’epoca.

L’audacia delle 29enni iraniane Ladan e Laleh Bijani si rivelò fatale quando, nel 2003, perirono entrambe sul tavolo operatorio durante un intervento di divisione che avevano fortemente voluto, nonostante gli ammonimenti da parte dei medici che le invitarono a riflettere su come l’operazione fosse di per sé un azzardo, essendo unite dalla scatola cranica.

A Ronnie e Donnie Galyon spetta il primato di gemelli siamesi più longevi. Hanno quasi 70 anni e vivono in Ohio. Possiedono un unico organo sessuale e, malgrado i disagi di un corpo in condivisione, danno ancora prova di una perfetta intesa fraterna.

La simbiosi delle russe Masha e Dasha andò perfino oltre la semplice sintonia parentale: nacquero nel 1950 con un solo intestino tenue, un’unica vescica ed un apparato riproduttivo condiviso. Nell’aprile del 2003, all’età di 53 anni, Dasha morì d’infarto. Masha non sollecitò alcun intervento medico per provare a sopravvivere separandosi dalla defunta, pertanto si lasciò andare assieme ad ella. La morte la colse a 17 ore di distanza.

A commuovere, nel 2014, fu invece il caso di Asa ed Eli, gemelle siamesi di un anno la cui separazione, in un primo momento, sembrò dare buon esito. Dopo il delicato intervento sopravvissero appena qualche ora, il tempo sufficiente a guardarsi finalmente negli occhi per dichiararsi un amore al quale avrebbero dato continuità in una dimensione divina.

Fabrizio Maria Barbuto

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