Fin dal suo insediamento obiettivo dichiarato di questo governo era la cancellazione dei decreti sicurezza tanto cari all’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, per combattere il quale Pd e M5s hanno dato vita tra agosto e settembre del 2019 a questo forzato concubinato.
I decreti però nel corso di un anno non solo non sono stati abrogati, sebbene continuiamo ad accogliere centinaia di migranti a ritmo giornaliero, ma i giallorossi addirittura se ne servono e da venerdì tengono in mare, a largo della costa sud-orientale sicula, 180 migranti a bordo della nave Ocean Viking a cui negano l’approdo.
Specifichiamo mille volte che noi non abbiamo nulla da obiettare: non possiamo spalancare le braccia a tutti, anzi sarebbe opportuno fare sapere alle Ong che l’Italia non è più disposta a farsi carico di migliaia di migranti, tanto più che siamo alle prese con una grave crisi economica e con i postumi di una epidemia ancora non del tutto spenta.
Tuttavia, l’ipocrisia della sinistra è tanto stupefacente che merita di essere messa in luce: se Salvini non accoglie è un mostro, se Luciana Lamorgese non accoglie, pazienza. I democratici muti, i cinquestelle altrettanto. Dei 180 africani che sono in mare da giorni, in fondo, chi se ne frega?! Erano importanti soltanto quando servivano per denigrare il leader della Lega tacciandolo di disumanità.
Domani gli immigrati, che in queste ore verranno sottoposti all’esame del tampone per verificare se siano o meno positivi al coronavirus, verranno trasferiti sulla nave-quarantena Moby Zaza. Sbattuti da un’imbarcazione all’altra. Insomma, restano in acqua, costretti in mare.
Ma – attenzione – in questo caso non si tratta di sequestro di persona, Lamorgese non viene indagata, il Papa non si scaglia in difesa dei clandestini, il Pd non si indigna. Se è Salvini a chiudere i porti, questi è un razzista, un fascista, un criminale, una bestia spietata. Se è la sinistra a farlo, va tutto bene. Nessuna reazione da parte dei solini dell’accoglienza a tutti i costi.
Regna uno strano vergognoso silenzio.