Il premier Giuseppe Conte e i ministri Luigi Di Maio, Alfonso Bonafede, Roberto Gualtieri, Lorenzo Guerini, Luciana Lamorgese e Roberto Speranza sono indagati ma la procura di Roma, che ha trasmesso gli atti al Tribunale dei Ministri, sollecita l’archiviazione dell’inchiesta poiché ritiene “le notizie di reato infondate e dunque da archiviare”. I reati in ballo non sono roba di poco conto: epidemia colposa, attentato alla libertà dei cittadini, omicidio colposo, delitti colposi contro la salute, abuso d’ufficio, attentato contro la costituzione. Il procedimento è nato da circa 200 denunce provenienti da tutta Italia ed il Comitato Noi Denunceremo, che raccoglie i parenti delle vittime dell’epidemia, annuncia che si opporrà alla richiesta di archiviazione.
Che strano! Allorché ad essere messo sotto inchiesta è un membro dell’opposizione se ne chiedono, anzi se ne pretendono, le dimissioni. Se invece ad essere indagato è un soggetto della maggioranza, allora se ne conclude a priori che questi è innocente e deve restare al suo posto. Trattasi del doppiopesismo giallorosso, a cui oramai siamo avvezzi.
Vi ricordate la tragedia di piazza San Carlo, a Torino, avvenuta la sera del 3 giugno del 2017? Furono 1527 le persone rimaste ferite quando durante la proiezione su un maxischermo della finale di Champions League Juventus-Real Madrid si scatenò un’ondata di panico tra la folla dopo che una banda di borseggiatori spruzzò nell’aria uno spray urticante. I decessi furono due. Due esistenze spezzate con tutta la scia di dolore e disperazione che segue la perdita di un proprio congiunto, peraltro in una maniera così tragica ed inaccettabile. Erika Pioletti, trentasettenne di Domodossola, si è spenta dopo dodici giorni di agonia; la torinese Marisa Amato, 65 anni, invece, rimasta tetraplegica per un trauma vertebro-midollare, è spirata dopo 19 mesi di sofferenze.
Il sindaco pentastellato di Torino, Chiara Appendino, è stata da subito indagata per disastro, lesioni ed omicidio colposo in relazione alle carenze di organizzazione e di gestione dell’evento. Eppure è rimasta al suo posto. I grillini non l’hanno invitata a fare un passo indietro, né hanno preteso le sue dimissioni, come hanno fatto con il sottosegretario leghista Armando Siri l’anno scorso; al contrario, le hanno dimostrato appoggio ed espresso solidarietà.
Appendino è stata poi rinviata a giudizio, ed ancora i cinquestelle non hanno considerato un gesto di necessaria “opportunità politica” da parte della prima cittadina quello di defilarsi. Il Il 6 febbraio scorso i procuratori hanno chiesto per la sindaca torinese un anno e due mesi di condanna nell’ambito di un’altra vicenda, il processo Ream, in cui Appendino è imputata per abuso d’ufficio e falso in atto pubblico. Tuttavia, Di Maio & Company stimano che sia normale che la sindaca sotto processo per omicidio colposo e pure per abuso d’ufficio e falso mantenga il sedere sulla poltrona.
Lo stesso Di Maio, adesso indagato a sua volta, che lo scorso anno si scandalizzava e si indignava ogni giorno in televisione perché un sottosegretario, Armando Siri, era sotto indagine (e non ancora rinviato a giudizio) per corruzione, in quanto da un’intercettazione ambientale che nessuno ha mai ascoltato, neanche Luigino, sarebbe emerso il nome di Siri quale ricevente di una tangente di 30 mila euro. Mentre gli inquirenti facevano il loro sacrosanto lavoro e si adoperavano per capire se ci fossero o meno gli estremi per procedere, Di Maio, il quale è sempre più avanti di tutti – ci tocca ammetterlo -, era già arrivato alla condanna definitiva del sottosegretario. E lo voleva fuori dalle scatole.
Chiara Appendino invece non si tocca. Così come non si tocca Conte e non si toccano i 6 ministri ora sotto inchiesta. Essendo membri della maggioranza, essendo grillini onesti, sono di sicuro privi di macchia. O forse dobbiamo concludere da questa inestricabile contraddizione in cui i pentastellati si stanno sempre più impantanando che il reato di corruzione è più grave di quelli di omicidio colposo, lesioni gravi, disastro, abuso d’ufficio, falso, epidemia colposa, attentato contro la Costituzione, eccetera. Insomma, se ponessimo sulla bilancia trenta mila euro da un lato e 1527 feriti, due morti schiacciati e oltre 35 mila morti per epidemia dall’altro, non vi è dubbio che peserebbero di più i bigliettoni. Almeno nel bizzarro mondo dei seguaci di Casaleggio, dove chi riceve un avviso di garanzia è un criminale e deve tenersi lontano dalla cosa pubblica, ma solo se si tratta degli avversari politici.
Se invece ad essere sotto inchiesta sono esponenti grillini, o i loro alleati, vige il principio della presunzione di innocenza, che – specifichiamolo – dovrebbe essere per qualsiasi soggetto inviolabile, e non solo per i membri del M5S. Se dovessimo applicare la morale gialla a chiunque, allora dovrebbero fare fagotto e tornarsene a casa innanzitutto i membri del BisConte e la sindaca di Torino (pure Raggi è stata indagata per abuso d’ufficio ma l’indagine è stata archiviata nel gennaio del 2020). Anche il sindaco di Livorno, Filippo Nogarin, mentre era sospettato di omicidio colposo plurimo per l’alluvione del Rio Maggiore che il 10 settembre del 2017 provocò la morte di otto persone, tra cui un bimbo di appena quattro anni, fu candidato comunque dal M5s alle elezioni europee del 26 maggio 2019. Nogarin, che è stato rinviato a giudizio lo scorso settembre, non riuscì ad aggiudicarsi lo scranno europeo.
Dunque i pentastellati, i quali predicano bene e razzolano come più gli conviene, non soltanto non ostracizzano i propri esponenti indagati o imputati, ma li premiano proponendoli in Europa.
Siri, invece, reo di essere leghista, fu costretto alle dimissioni seduta stante.
È vero: i grillini hanno la coscienza pulita.
Solo perché non l’hanno mai usata.