È evidente che abbiamo un problema di sicurezza connesso alla immigrazione clandestina e che questo problema assume dimensioni e connotati sempre più gravi e allarmanti. Accogliamo da anni chiunque e scarichiamo tutti sulla strada, eppure ci sentiamo umani e giusti. Soltanto nel 2021, nonostante la pandemia, sono sbarcati illegalmente sul nostro territorio oltre 67 mila immigrati, di cui la prima nazionalità è quella tunisina, ed è chiaro che non fuggano affatto dalla guerra.

Siamo vittime di una ipocrita cultura di sinistra che promuove una visione superficiale e buonista di qualsiasi fenomeno. I nostri confini sono un colabrodo, le nostre città sempre più insicure, le aggressioni avvengono anche in pieno giorno. Domenica mattina, alle ore 12, una signora di novant’anni, nel cuore di Milano, è stata picchiata ferocemente da un extracomunitario, che l’ha colpita alla testa facendola crollare al suolo. E cosa dire delle aggressioni sessuali subite da oltre dieci ragazze in piazza Duomo la notte di capodanno? Sono saliti a quattro gli arrestati, tutti immigrati, uno di questi era arrivato a Lampedusa clandestinamente la scorsa estate. Eppure ieri il ministro Luciana Lamorgese, a Milano, ha specificato: “Non unirei il discorso immigrazione con le violenze, che purtroppo avvengono anche da parte di cittadini italiani”. Invece noi “li uniamo questi discorsi” e forse sarebbe il caso di assumersi delle responsabilità. La politica di accoglienza di tutti non è più sostenibile. E stride con il rigore usato nei confronti degli italiani, costretti a mostrare il green pass pure per bere il caffè al bar, per salire su un tram, per lavorare, per studiare, per entrare negli uffici e nei negozi, mentre gli extracomunitari varcano le nostre frontiere senza lo straccio di un documento di identità.

Il gip che ha disposto la custodia cautelare in carcere degli ultimi due indagati per i fatti di capodanno nell’ordinanza ha evidenziato le “gravissime e radicate lacune educative, sfociate in un atteggiamento di assoluta spregiudicatezza e indifferenza alle regole più elementari della civile convivenza” nonché il “mancato rispetto della dignità e della libertà personale di giovani donne in una serata di festeggiamenti nel centro della metropoli”.

Tuttavia, convinti che il nemico della società sia il non vaccinato, da stanare, isolare e multare, concentriamo forze di polizia nella verifica del green pass al bar, operazione che umilia militari, chiamati a ben più alti compiti, e civili, i quali sono detentori di diritti inviolabili e non debitori nei confronti dello Stato che concede boccate di libertà previa vaccinazione.

Un gruppo di senegalesi, per festeggiare la coppa d’Africa, assalta una volante e la polizia scappa terrorizzata. Ciò è accaduto a Torino. Il manganello viene usato contro i liceali disarmati che manifestano (esercizio di un diritto costituzionale) per la morte di un coetaneo sul lavoro, ma non contro questi criminali che, attaccando la polizia, mostrano elevato disprezzo nei riguardi delle nostre leggi e dello Stato straniero che li ha accolti e che dovrebbe identificarli e rispedirli a casa propria. Rigorosamente a calci nel culo.
E no, questo non è razzismo. Questa è civiltà. Poiché le regole valgono per tutti. Non solo per gli italiani.

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