A marzo l’efficacia del vaccino contro il coronavirus si attestava intorno al 90%, a luglio era già scesa al 65%, secondo i dati pubblicati dal New England Journal of Medicine relativi ad uno studio condotto sui lavoratori della Sanità dell’Università di San Diego, in California.

A partire da giugno anche coloro che erano vaccinati con due dosi si sono ammalati. Nel mese di febbraio la risposta del vaccino era stata buona, fanno notare i ricercatori. Insomma, si era verificata una caduta delle infezioni tra i sanitari, a cominciare da marzo le cose sono cambiate.

Ben 109 dei 130 impiegati (83,8%) che avevano concluso il ciclo vaccinale hanno manifestato sintomi dal primo marzo al 31 luglio, altrettanto è avvenuto ad 80 dei 90 (88,99%) non vaccinati. In nessun caso comunque si sono verificati decessi e c’è stato solo un ricovero in ospedale di un soggetto non vaccinato.

Gli scienziati hanno concluso che l’efficacia del vaccino diminuisce nel tempo. E neppure lentamente. Inoltre, sembra che contro la variante Delta il vaccino rappresenti uno scudo blando.

Queste evidenze implicano che dovremo sottoporci a più inoculazioni ogni anno? Sì, tanto è vero che a breve verrà somministrata la terza dose e sono passati solamente otto mesi dalla pima. La domanda è: quali saranno gli effetti sul nostro sistema immunitario e sul nostro organismo? Domande lecite che la scienza deve porsi.

Resta inoltre da chiedersi: se, come sostiene il governo che lo ha esteso, il Green Pass costituisce una misura profilattica, ossia volta al contenimento del contagio, perché la sua validità è doppia (12 mesi) rispetto al periodo di efficacia del vaccino stesso sul singolo soggetto? Questo aspetto conferma la natura ideologica e coattiva del certificato verde, la cui funzione è quella di indurre la gente a vaccinarsi, pena l’esclusione sociale. Inoltre, esso potrebbe addirittura essere controproducente sul piano stesso della prevenzione, in quanto induce chi lo possiede ad abbassare la guardia contro il virus aumentando le occasioni di contagio nonché la possibilità di divenire veicolo di infezione.

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