Oltre 80 mila donne in Italia hanno subito mutilazioni genitali femminili, ossia l’asportazione parziale o totale dei genitali esterni per ragioni non mediche, bensì culturali. Solamente nel 2015 l’Organizzazione Mondiale della Sanità stimava che fossero 35 mila sulla nostra penisola. E più di 20 mila bimbe potrebbero essere sottoposte a queste amputazioni, ovviamente vietate, da qui a breve. Il loro numero aumenta di pari passo a quello degli sbarchi illegali. Tali operazioni vengono compiute ogni dì clandestinamente, in casa, adoperando lamette, coltelli, forbici o frammenti di vetro, e le bambine patiscono queste atroci torture senza anestesia. Dopo il taglio esse vengono ricucite in maniera grossolana con ago e filo al fine di consegnare al futuro sposo una moglie illibata, pura, incapace di provare piacere, pronta per essere sconfezionata come fosse un pacchetto-regalo durante la prima notte di nozze. Talvolta nel canale vaginale vengono persino versati acidi.
Nel mondo sono 200 milioni (in Europa oltre 600 mila) le fanciulle a cui sono state inflitte codeste menomazioni e quasi 4 milioni di ragazzine rischiano ogni anno di essere vittime di questo tipo di violenze, quindi anche di perire a causa delle complicazioni che spesso ne seguono, come infezioni non curate e perciò diventate irreversibili. In occasione della Giornata internazionale della tolleranza zero nei confronti delle Mutilazioni Genitali Femminili (Fgm), che ricorre proprio oggi, Amref Health Africa, associazione che da vent’anni è impegnata nel contrasto alle Fgm, lancia l’allarme: in seguito alla pandemia nel prossimo decennio potrebbero verificarsi due milioni di casi di Fgm che sarebbero stati altrimenti evitati, inoltre i progressi fino ad ora ottenuti potrebbero ridursi di 1/3. La prima ragione di questo regresso è da ricercare nella chiusura delle scuole nonché nella conseguente permanenza tra le mura domestiche delle bambine, le quali prima avevano modo di confrontarsi, essere informate, chiedere aiuto.
“Per me la lotta a queste barbare tradizioni è diventata una missione. Mia sorella ha subito la mutilazione genitale quando aveva soltanto dodici anni. Dopo pochi mesi è stata data in sposa a un uomo più grande di lei. Non ho potuto fare nulla per sottrarla al suo destino, ma da allora ho deciso che questa sarebbe stata la mia battaglia. E intendo vincerla”, ha dichiarato Ibrahim Ole Kinwaa, il quale dal 2017 lavora nello staff di Amref in Tanzania e teme gli effetti della pandemia sulla prossima generazione di donne.
Ma Amref, come ha spiegato Paola Magni, referente per i progetti di contrasto alle Fgm di Amref Health Africa, ora scenderà in campo pure nelle città di Milano, Torino, Padova e Roma, dove migliaia di minori sono potenziali vittime di questa agghiacciante forma di violenza, che lascia ferite indelebili nel corpo e nella psiche. Le nostre metropoli, infatti, sono gremite di immigrati i quali hanno importato sul nostro territorio le loro usanze e i loro costumi, inclusi quelli incompatibili con la legge oltre che con la civiltà. Dunque non si tratta affatto di usi tramandati e diffusi in zone recondite del pianeta, bensì di attività che vengono realizzate in casa nostra. Dal 1996 al 2011 solo nella capitale sono state curate diecimila giovani infibulate, alle quali era stato tranciato il clitoride per privarle a vita della possibilità di godere di una sessualità appagante nonché per garantire al maschio una consorte sulla quale imporre il suo dominio assoluto.
Le femministe dei nostri giorni tuttavia non fiatano poiché parlare di mutilazioni genitali femminili implicherebbe l’obbligo di puntare il dito contro quella cultura misogina e brutale di cui gli islamici sventolano con fierezza il vessillo, cultura che mira a fare della donna nient’altro che un oggetto ad abuso e consumo dell’uomo-padrone. Molto più agevole protestare e indignarsi per le astine alle vocali. Molto più comodo abbracciare il politicamente corretto, piuttosto che pretendere che coloro i quali decidono di trasferirsi senza invito in Occidente abbandonino consuetudini primitive e vergognose e si adeguino seduta stante alle norme in vigore da queste parti. E ciò sarebbe il minimo.