Nel mese di luglio il governo ha accolto 7.068 migranti e ne ha rimpatriati 80 (tutti tunisini), ossia l’1%, a bordo di costosissimi voli charter. Puntare sui rimpatri per risolvere la piaga della immigrazione clandestina è come tentare di prosciugare l’oceano con il secchiello. La scorsa settimana i giallorossi hanno mandato al processo l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini per avere compiuto nient’altro che il suo dovere allorché era in carica, ossia difendere i nostri confini dalle continue incursioni dei migranti economici, ma questo non ha impedito lunedì al premier di affermare: “Non possiamo tollerare che si entri in Italia in modo irregolare. Dobbiamo essere duri e inflessibili”.

Il che fa ridere: condannate Salvini per essere stato duro e inflessibile ed ora vi proponete di adottare il pugno di ferro?

Va da sé che si tratta di vane parole, poiché sappiamo benissimo che questo esecutivo non ha nessuna intenzione di fermare gli sbarchi illegali, altrimenti anziché stanziare milioni e milioni di euro il mese scorso da destinare all’accoglienza e procurarsi navi quarantena in cui fare trascorrere agli extracomunitari le vacanze a spese degli italiani, avrebbe rispedito a casa i tunisini che ogni dì continuano a giungere sul nostro territorio, cittadini che la Tunisia è obbligata a riprendersi, che lo voglia o meno.

Ora il presidente del Consiglio dichiara: “Dobbiamo intensificare i rimpatri”. E come crede di farlo? Mettendo 10 migranti alla volta a bordo di aerei di Stato? Così facendo se tutto andrà bene riusciremo a rispedire in Africa i migranti giunti soltanto nelle ultime due settimane tra 10 anni, nel mentre in milioni approderanno dalle nostre parti.

Esiste un unico modo efficace per arginare i flussi verso il Bel Paese e questo modo è quello adottato dal leader della Lega: chiudere i porti ai migranti illegali e fare sapere al mondo che l’Italia non accoglierà più clandestini. Punto e basta. Tuttavia, tale metodo è reputato discriminatorio, razzistico. Insomma, difendere le frontiere, diritto supremo di uno Stato sovrano, è diventato un crimine, un atto illegittimo, se a compierlo è l’Italia. E le nostre Camere sembrano essere d’accordo, ossia il nostro potere legislativo votando a favore del processo a Salvini ha certificato il fatto che l’Italia non possa proteggere le sue frontiere: esse sono liquide e violabili.

Quindi, ci siamo messi nei pasticci da soli.

Adesso discetta a vanvera di rimpatri anche la grillina Paola Taverna, la quale ieri ha pubblicato un post su Twitter: “Bisogna essere seri, rimpatriare subito chi è sbarcato irregolarmente in Italia e chiedere ulteriore sostegno ai Paesi dell’Unione”. Pure queste osservazioni suscitano genuina ilarità. I giallorossi rimpatriano i clandestini a parole, nella sostanza si procurano di destinare alla loro assistenza tonnellate di risorse pubbliche. In più, nel caso di Taverna, abbiamo un’altra presa per i fondelli: dovremmo chiedere “ulteriore sostegno” all’UE. Ulteriore? Perché, quand’è che siamo stati aiutati? La Germania ha in questi giorni ricominciato ad espellere migranti, nonostante sia noto che stiamo subendo una invasione massiccia dal continente nero, rispedendoceli qui, poiché in base al regolamento di Dublino è lo Stato di primo ingresso che deve farsi carico degli immigrati, e Taverna conta sul soccorso da parte degli Stati membri dell’UE, ma costei in quale mondo vive?

Il capo del Viminale Luciana Lamorgese ha spiegato in una intervista al Corriere della Sera che, in occasione dell’incontro avvenuto a Tunisi nei giorni scorsi con il presidente della Repubblica Kais Saied e il presidente incaricato, è stato “concordato per agosto un incremento di rimpatri su voli bisettimanali e abbiamo sollecitato anche modalità più flessibili per il rimpatrio, un gesto simbolico da parte della Tunisia, magari anche con l’utilizzo di navi per effettuare un numero consistente di rimpatri”. “Abbiam sollecitato”? “Gesto simbolico da parte della Tunisia”? Insomma, sembra che Tunisi ci faccia il favore e la concessione nel riprendersi i suoi cittadini, sulle cui partenze gestite dai trafficanti di esseri umani del resto non vigila, anzi c’è da credere che le faccia molto comodo che certa gente si tolga dai piedi trasferendosi in Italia. Se non altro i nostri ministri possono recarsi in Africa ad implorare aiuto o magari la Tunisia può riuscire ad ottenere altri milioni di euro (solo qualche mese fa Luigi Di Maio gliene regalò 50) in cambio di una collaborazione che è obbligata a prestare.

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